Archivio per febbraio, 2018

Corna Piatta: canal de la Nona (val Brembana, Bergamo)

Posted in vie alpinistiche su ghiaccio e/o misto on febbraio 21, 2018 by fraclimb

sabato 17 febbraio

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Può esistere un canale con caratteristiche tali da avvicinarlo alle esigenze di un FF? Si, sembra una contraddizione in termini ma il canalone de la Nona, almeno per il comodo avvicinamento, potrebbe sembrare messo apposta per un ghiacciatore caiano con un’indole da FF. Poi, per il resto, bisogna scordarsi la roccia wendeniana e una mitragliata di protezioni, in più, per noi comaschi, resta la canonica sveglia antidiluviana per passare le due ore necessarie a circumnavigare la provincia di Lecco e trovarsi poco poco più in là della Valsassina!

Ci impiego una vita e mezza a preparare il materiale nello zaino e infilare gli scarponi mentre quei due davanti partono a tuono come volessero rientrare per pranzo così mi trovo ad arrancare dietro le loro chiappe senza riuscire per altro a sfruttare la loro scia. Superiamo così la pista da sci e poi entriamo nell’altro mondo reso forse un filo più dolce dalla traccia di un solitario. Alla stazione della vestizione sono ancora il più lento: oggi sembra che gli ingranaggi non girino nel verso giusto, è come se il mio fisico fosse ovattato tanto quanto il cielo all’orizzonte; forse inizio a soffrire il programma settimanale d’allenamento che prevede la completa auto-distruzione tra plastica e corsetta mattutina. Così quando riprendo a salire sono praticamente da solo dentro il budello di giornata: inizio a seguire le orme nella neve e, contemporaneamente, il bottone scatta. Il motore si è scaldato e tutto inizia a girare nel verso giusto tanto che nel giro di poco sono di nuovo con la faccia dietro il deretano del Walter. Poco sopra il Jag sta socializzando con il solitario in ribattuta per un tratto scorbutico più in alto: come da prassi infatti le condizioni non sono propriamente ideali con neve non ancora pressata dal gelo e un tratto secco come se in alto ci fosse un’idrovora al lavoro. La sconcia paretina rocciosa ha ovviamente l’aspetto marcio di una vecchia cadente che si è levata il vestito di ghiaccio lanciandolo chi sa dove. Ancora una volta mi trovo a risalire il muretto cercando di non fare a pezzi il calcare che mi trovo davanti: mi alzo con circospezione fino ad uscire sul pendio soprastante, una specie di pizza con una sottile farcitura di neve e una base di zolle dove le becche affondano come un coltello nel burro. [continua]

Grignone: canalone Ovest (Lecco)

Posted in vie alpinistiche su ghiaccio e/o misto on febbraio 16, 2018 by fraclimb

sabato 10 febbraio

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Essere da soli mi porta ad ascoltare con più attenzione le esigente dell’FF che c’è in me così, fatti due conti sulla strada e sul tempo che dovrei impiegare per la salita, saluto il mondo dei sogni alle 6 per poi partire per la bollinata del fine settimana. Ma il destino è sempre pronto a infilare il bastone tra le ruote prima con una frana che blocca la strada per il passo Agueglio costringendomi a salire da Esino e poi con la neve che arresta la mia versione “Colin McRae” al parcheggio del Cainallo: se non altro eviterò di fare il mulo col tepee indiano degli sci! Superare il sentiero fino al Bietti scivolando sui legni mi lascia un po’ stranito mentre, sopravvalutando le mie abili doti da discesista, inizio a fantasticare sull’ipotesi di tentare la discesa sci ai piedi del canalone. Immediatamente la stridula voce del fastidioso Grillo Parlante inizia a petulare su questa ennesima follia ma riesco a zittirla convincendola che, al momento, sto semplicemente andando a dare un occhio: poi si vedrà. Allora mi ricorda che già da queste parti ho provato la maggiore esperienza mistica della mia storia caiana rischiando di andarmene a braccetto con la signora falciatrice. In fondo fatica a digerire queste mie scampagnate in solitaria ma è proprio in queste situazioni che si vivono sensazioni più vivide, che ci si mette in gioco in tutto e per tutto e dove ogni mossa deve essere attentamente soppesata.

Al Bietti raggiungo una coppia pretendente al mio stesso obiettivo. Ci confrontiamo sulla posizione del canale che si perde nei dedali delle rughe della parete: sono abbastanza certo della sua posizione mentre l’altro caiano è convinto che debba trovarsi ben più a sinistra. Lo lascio alle sue idee e riprendo la marcia lungo la traccia in falsopiano fino a raggiungere la fine dei mughi. Ora il terreno si fa vergine e, mentre mi congratulo per aver preso gli sci, inizio a risalire il pendio verso un’evidente parete triangolare da cui dovrò traversare verso destra fino alla base del canale. Quando poi raggiungo il vero obiettivo, mi bastano pochi passi su facili roccette per convincermi che, a meno che non voglia trovarmi sdraiato sotto un paio di metri di terra, dovrò scendere dalla Bogani: il Grillo gongola e sorridente si accuccia in un angolo della mia coscienza pronto a scattare in piedi alla prima occasione. [continua]

Val Bodengo: cascata del Conoide (Sondrio)

Posted in cascate on febbraio 14, 2018 by fraclimb

domenica 04 febbraio

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Il mio stage d’apprendistato prosegue a gonfie vele. Dopo l’inframezzo settimanale sul misto di Freezer e aver prestazionato al sasso Pelo (7a a vista come intendono gli FF), eccomi in procinto di tentare una cascata. In realtà avevo dato due possibilità a Renzo: o un canale in Orobie o riprovare a cimentarmi sul ghiaccio “verticale” così da inanellare la colata annuale, sentirmi a posto con la coscienza di caiano “completo” ma, soprattutto, provare a togliere lo spesso strato di ruggine, levarmi di dosso le paure e tentare di salire in alternato. Se poi la super prestazione del sabato mi ha galvanizzato, di contro mi ha tolto un po’ di motivazione lasciando di fatto carta bianca a Renzo.

La prima sorpresa del mattino è un’ottima notizia a metà: fino a Pasqua l’accesso alla val Bodengo è gratuito ma subito la medaglia si ribalta sul lato sfigato perchè la strada è transitabile solo fino a Pra’ Pincee: quanto dovremo camminare in più? Ci infiliamo nella valle e incrociamo le dita mentre spulcio la guida per cercare di chiarire la mazzata che ci aspetta al varco scoprendo così di trovarmi ad una partita a tennis tra sfiga e botta di culo con un continuo ribaltamento di fronte. Ora torna infatti a splendere il sole: guarda caso la strada è transitabile proprio fin dove inizia il nostro sentiero così ci resta solo da sperare che le gomme slick non ci trasformino in una trottola incontrollata sull’ultimo tratto di strada innevata. Parcheggiamo al limitare del paese e poi ci addentriamo nella vallata mentre la pallina sta tornando nel campo della iettatrice. Il torrente che attraversiamo ma soprattutto il rigagnolo che corre lungo il sentiero sono nello stato fisico sbagliato. Forse pensare di fare ghiaccio a queste quote e sopratutto durante un inverno tutto sommato mite è stata una mezza follia. Inizio a frullare possibili alternative in Engadina ma, a parte il canyon a Pontresina, il mio cervello non produce granchè; intanto continuiamo a pestare neve confidando che in alto la situazione possa migliorare ma quando arriviamo in vista dell’obiettivo la medaglia è girata sul lato sbagliato. A meno di voler sperimentare il canyoning con granita, dobbiamo puntare ad un’alternativa: la cascata infatti piscia come un tedesco all’Oktoberfest. [continua]

Pizzo della Pieve (parete Fasana): Freezer (Valsassina, Lecco)

Posted in vie alpinistiche su ghiaccio e/o misto on febbraio 7, 2018 by fraclimb

mercoledì 31 gennaio

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Il mondo si divide in due categorie: da una parte i caiani e dall’altra gli FF con un rapporto simile a quello tra cattolici e protestanti durante l’Inquisizione o, al giorno d’oggi, tra sunniti e sciiti. Il caiano vede tutto nell’ottica del Caianesimo, ha una missione per redimere l’FF che, reso cieco dal peccato, sforacchia le pareti (perchè lui non va in montagna), si gode la vita, fa cagnara. Invece il caiano lui no: per lui l’alpe è un luogo sacro, come un pellegrino deve calcarne la vetta in religioso silenzio con la sofferenza come unica compagna e, soprattutto, alzarsi quando un FF è ancora immerso tra due guanciali insieme ad una bella gnocca o, peggio, sta rientrando da i bagordi di una serata. Per il caiano il riposo arriva solo quando si alza per andare in ufficio; ma è una pausa solo fisica perchè la sua mente è sempre rivolta alle cime sacre, alla prossima sveglia antidiluviana, alle sofferenze gloriose del fine settimana. È come chi attende con ansia la Quaresima per il digiuno pre-pasquale, solo che per il caiano questo stato dura 50 settimane l’anno visto che almeno due devono essere dedicate al pellegrinaggio in Dolomiti, un po’ come per i musulmani con la Mecca con l’unica differenza che non basta andarci una sola volta nella vita.

Così quando il Jag martedì sera comunica che per l’indomani è necessario trovarci presto, né io ne il Denny osiamo obiettare. Propongo quindi le 5 pur domandandomi per quale diavolo di motivo ci si debba svegliare ad un’ora simile per andare in Grigna: forse che l’eccessiva frequentazione dei templi degli FFPlasticariMilanesi (leggi palestre d’arrampicata) mi stia traviando verso la strada del peccato? D’altra parte, se si vuole sconfiggere il nemico, bisogna imparare a conoscerlo e scoprirne i punti deboli.

Logicamente il tempo fa cagare. C’è una nebbia fitta che riduce la visibilità ad una trentina di metri e non sono gli occhi ancora appannati dal sonno, semplicemnte il Caianesimo sta mandando l’ennesima prova per verificare la fede dei suoi figli. Per prima cosa provo ad incastrarmi con l’auto per i viottoli di Baiedo rischiando di tatuare i muri delle case sulle portiere della Punto ma soprattutto profanando l’ambiente sacro, un po’ come i mercanti al tempio di Gerusalemme. L’ira del Caianesimo allora non si fa aspettare, solo che lui non ribalta la macchina né ci obbliga a chiamare la gru per tirarla fuori da una svolta troppo stretta, semplicemente ci confeziona un avvicinamento che ci tritura le balle più di un documentario sull’arrampicata sportiva. [continua]

Cima Mengol: Mengol Surprise (val di Scalve, Bergamo)

Posted in vie alpinistiche su ghiaccio e/o misto on febbraio 3, 2018 by fraclimb

domenica 28 gennaio

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Non avrei pensato di vivere una giornata a braccetto col caianesimo extreme anche se il prerequisito “sveglia” avrebbe dovuto già farmi sorgere qualche sospetto. È dal Natale blasfemo che il Jag si è fissato con questa salita, un po’ come mi ero focalizzato per anni sulla Cassin alla Trieste e, alla fine, ci ritroviamo in 4 a migrare verso la bergamasca, zona che ultimamente mi sta attirando un po’ come una vaschetta di gelato. “Il mattino ha l’estremismo in bocca” dice il saggio caiano e infatti lo scorgiamo (o forse sarebbe meglio dire lo annusiamo come l’arrosto bruciato) già in autostrada quando la Walter-mobile sfreccia nel mare di nebbia mentre provo inutilmente a rivangare le litanie dei santi. Scampati indenni da una prematura e inconveniente festa con la morte, ci addentriamo tra le misteriose e sonnolente vallate bergamasche prima di raggiungere il primo cartello che ci avvisa della chiusura del passo di Vivione mentre finalmente anche la nebbia che ho in testa inizia a diradarsi. Tra le centinaia di tiri scalati e i chilometri di dislivello percorsi, trova infatti spazio anche il ricordo della Cassin alla Bagozza e della relativa inaspettata appendice all’avvicinamento che ci aveva fatto gioire come un fine settimana uggioso tra un venerdì e un lunedì di sole. Non avendo quindi configurato la Walter-mobile in un Transformer modalità gatto delle nevi, arrivati ai Fondi siamo costretti a proseguire a piedi compatendoci per aver lasciato a casa gli sci o, almeno, la slitta. Poi Jag e Walter partono in tromba come se volessero tornare a casa per pranzo col risultato che arranco dietro le loro chiappe sputando sangue e trattenendomi dal vomitare il cuore mentre Renzo alza bandiera bianca rifiutandosi di seguire i due indemoniati. Poi sotto il pendio della Bagozza i ranghi si compattano solo perchè iniziamo a sprofondare come Bonatti al Pilone Centrale mentre iniziamo a scavare la nostra trincea di collegamento tra le retrovie e il fronte. La situazione è quasi disperata: l’infida e sottile crosta nevosa si diverte infatti a cedere al nostro dolce peso solo quando viene caricata trasformando il battitore da gigante a nano una volta caricato il piede davanti. Visti di fianco dobbiamo sembrare una colonna di pazzi furiosi guidati da un idiota che si diverte a saltare in su e in giù come una molla incontrollata! [continua]

Rheinwald: quota 2734 (Parpeinahorn; Grigioni)

Posted in scialpinismo on febbraio 1, 2018 by fraclimb

sabato 27 gennaio

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L’idea di trovarmi alle 7:30 non mi dispiace affatto: forse potrei recuperare qualche minuto di sonno ma alla fine i migliori propositi sfumano e così rimango col mio debito che, prima o poi, dovrò decidermi a estinguere. In realtà infatti non abbiamo grandi ambizioni se non quella di passare un po’ di tempo in auto e valicare la cresta delle Alpi scappando così dalla perturbazione che staziona dalle nostre parti. In effetti il raggiro meteorologico da i frutti sperati e, dopo esserci persi la giusta uscita dell’autostrada, raggiungiamo finalmente Mathon sotto un sole già alto nel cielo. L’altro grosso problema diventa quindi quello di trovare un posto per l’auto in un parcheggio selvaggiamente occupato da civilissime auto teutoniche che considerano le strisce bianche tanto quanto il sottoscritto la monodose di Nutella: il Denny prova comunque a infilarsi nel pertugio ma, a meno che la sua auto non subisca l’effetto di un capo di lana dopo un lavaggio sbagliato, l’impresa ha dell’impossibile. Non ci resta quindi che lasciare l’auto sull’altro lato della strada, sperare di non trovarvi poi sopra un costoso e poco simpatico fogliettino e poi finalmente iniziare a risalire il pendio. La neve lascia già a desiderare, un po’ per l’esposizione e l’incessante martellamento del sole, un po’ perchè lasciamo dietro di noi una bava di liquidi simile a quella di una lumaca tanto che non manca molto perchè mi ritrovi a fine gennaio in maglietta. Poi la massa bianca inizia ad affezionarsi alle mie pelli, ci si avvinghia come una cozza e io mi ritrovo con una zeppa sotto lo sci. Risolto l’inconveniente e spalmata una buona dose di sciolina posso finalmente riprendere la marcia e scoprire, poco sopra, l’ultimo regalo di giornata: questa dev’essere la cima delle donne ma non piacevoli e suadenti nordiche quanto piuttosto vichinghe da squadra di rugby con una volumetria doppia della mia! In ogni caso sono qui per sciare e non per fare altro e così spingo ancora più rapidamente sugli sci scappando da eventuali istinti razziatori fino a superare l’ultimo risalto per poi seguire la docile cresta fino al punto più alto. [continua]