Archivio per aprile, 2015

Provenza: st Jeannet e la Turbie

Posted in falesia on aprile 16, 2015 by fraclimb

sabato 04, domenica 05, lunedì 06 aprile ‘15

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Pasqua arriva, lo si sa con largo anticipo ma noi decidiamo all’ultimo dove passare il trittico: Arco? Finale? Provenza? Scarto la località ligure non avendo finora trovato un buon compromesso tra qualità dell’ospitalità e prezzo; si, perchè non ho voglia di prendere la tenda e fare l’avventuroso: segno del tempo o del portafogli che si allarga? Si, forse di monetine: evidentemente sto invecchiando! Fatto sta che alla fine Micol trova un vantaggioso monolocale tra Nizza e Antibes e quindi quella sarà la nostra base.

Partiamo venerdì, convinti di essere furbi passando da Malpensa per saltare Milano e evitare la coda delle 5 ma poi ci imbottigliamo in Liguria con il risultato che arriviamo a destinazione alle 10 passate: nulla in confronto a quello che sarà il ritmo da processione del rientro del lunedì! Così sabato ce la prendiamo comoda arrivando a st Jeannet in tarda mattinata: dopo esserci ovviamente persi tra i vicoli del piccolo villaggio, riusciamo ad imboccare l’inerpicante sentiero solo grazie alle preziose indicazioni di un local e, in parte, alla mia abile arte della “lingua arrangiante” dove mischio un po’ di arcaico e molto arrugginito francese con parole di nuovo conio ma che al mio orecchio suonano alquanto parigine.

Una volta ogni tanto, ringrazio l’incontrollabile istinto che mi porta a cacciarmi nelle situazioni più scomode e, grazie al quale, riesco ad indovinare il successivo e unico bivio andando così a prendere il sentiero che sale ripido e sassoso verso la (per fortuna) ben visibile parete. [continua]

Triangolo lariano: san Tomaso (Lecco)

Posted in escursioni on aprile 15, 2015 by fraclimb

domenica 29 marzo

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Il periodo per andare in Valle è arrivato ma io, dopo la salita alla Bondasca, mi sento demotivato: non ho voglia di alzarmi ancora ad orari allucinanti, mettermi in auto e poi andare a cercare un attrito adrenalinico su qualche placca spalmante. Detto questo, non è comunque possibile starsene con le mani in mano e così riesco a convincere Micol ad andare a fare due tiretti alla Corna Rossa con la promessa poi di sgranchire le gambe verso i corni di Canzo. Normalmente un tale proposito sarebbe stato ripetutamente e continuamente rimandato, almeno fino a non aver raggiunto un numero di lunghezze ritenuto sufficientemente adeguato ma questa volta le cose vanno diversamente. Infatti, mentre lungo l’avvicinamento Micol sembra godere di un particolare stato di grazia, il sottoscritto si sta buttando ad ampie falcate verso il baratro del tracollo finale. Intanto la piccola falesia si concede totalmente solo per noi e così, dopo il classico tiro di riscaldamento, iniziamo ad alzare il livello prima con un 6a+ e quindi con un 6b: nel primo caso arranco con movimenti da ippopotamo per poi arenarmi completamente sulla lunghezza più dura riuscendo a guadagnare la sosta solo grazie a una decisa mungitura. Micol invece risolve entrambi i tiri senza troppi problemi; mi mangio le mani: se avessi lavorato più insistentemente sulla mia volontà, forse oggi potevamo ambire a qualcosa di ben più caiano e appagante! Pazienza, almeno manterrò fede alla promessa: carichiamo quindi gli zaini con tutto il materiale ottenendo due specie di macigni da spedizione e lasciamo la parete per rivolgerci alla comoda e affollata mulattiera. [continua]

Val Bregaglia: cima della Bondasca o pizzo del Ferro centrale (Grigioni)

Posted in scialpinismo on aprile 7, 2015 by fraclimb

sabato 28 marzo

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Non guardare l’altimetro! Meglio non pensare alla vetta, così vicina ma contemporaneamente lontana. Soffermati sul prossimo cambio di direzione e vai. I legni si muovono, riprendono a scivolare verso l’alto, lo stesso movimento che si ripete oramai da alcune ore e da diverse centinaia di metri. Quanti? Non saprei, meglio restare all’oscuro, voglio restare col dubbio! Lo sguardo spazia in questo ambiente da favola; gli occhi roteano senza sapere dove posarsi: ogni picco, ogni anfratto e cresta sono una scultura della natura, un sogno, una possibile meta. Poi ci sono le pareti: alte, oscure minacciose, incredibilmente e pericolosamente accattivanti, intriganti. Il ginocchio si flette, il piede si alza: su, giù; su giù. È un movimento infinito. Per quanto ancora? 200, forse 150 metri. Un dislivello ridicolo, insignificante ma a questo punto mi sembra di dover affrontare le colonne d’Ercole! Il vento soffia disperatamente; sembrava aver concesso una lunga tregua, come se avesse esaurito tutta la sua forza e invece quassù ha ripreso vigore. Il suo impeto è devastante mentre alza sbuffi di neve che ricadono come piccoli granelli. La cresta in alto è un turbine in continua agitazione. Mi fermo, l’ultima sosta prima del deposito degli sci, gli ultimi metri ben impressi nella mia mente dopo che li avevo lungamente studiati dall’alto durante il mio girovagare di fine ottobre. Infilo piumino e guanti e poi parto, la prossima sosta dove lascerò gli sci. La cima resta un oggetto misterioso: chi mi ha preceduto e ho incrociato quando era già impegnato in discesa, mi ha informato di non essere riuscito a calcarne il massimo punto perchè gli ultimi metri sono intasati di ghiaccio. [continua]