sabato 19, domenica 20 agosto
La sala da pranzo si riempie del profumo dei gnocchetti alla chiavennasca. Non sento però le consuete e mirabolanti storie caiane su vette inviolabili e pareti scabrose né accordi per sveglie ad orari improponibili o l’aroma di chi ha assaporato da vicino l’esperienza con l’estremismo e che il profano banalizza col fetido odore rancido d’ascella. No, niente di tutto questo. Ma io che ci faccio? Sto forse sognando dopo l’ennesimo pasto andato a ramengo? Mi giro a sinistra e il mio socio alto poco più di un metro e qualche sputo dondola le gambe mentre muove l’ambulanza verso l’ennesimo incidente automobilistico. – Devo andare – – Dove devi andare, Gioele? – gli chiede suo papà un po’ spazientito. Se dovesse andarsene, è il mio primo pensiero, mi fionderò come un avvoltoio sul suo piatto fumante. – In cantiere – Guardo fuori: è praticamente buio. Che cantiere ci potrebbe essere? Mi viene in mente la ruspa e il camion giocattolo che abbiamo visto appena arrivati: la stanchezza (se mai ce n’era) si è squagliata all’istante. Incrocio lo sguardo con Laura e mi viene da ridere mentre il mio stomaco gorgoglia. – Guarda che il cantiere è chiuso – provo a convincere il nanetto mentre dal mio stomaco arriva un secco “stupido!”- Vedi che fuori è buio? – – No! L’ho aperto prima – Come farsi mettere via da un pischello di 3 anni. Perchè lui è il capo cantiere e ha il potere di tenere aperti cantieri anche la notte di Natale! Provo allora a distrarlo facendogli vedere le carte IGM appese in sala ma il diversivo ha breve efficacia forse perchè una serie di incomprensibili linee nere non sono allettanti quanto una ruspa. [continua]