Archivio per ottobre, 2014

Val Verzasca: monti di Lego (Ticino)

Posted in escursioni on ottobre 17, 2014 by fraclimb

domenica 05 ottobre

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Me ne sarei stato volentieri a casa; avrei ronfato tra i guanciali sprofondando nel calore del piumone e poi, alzatomi ad orari improponibili, avrei probabilmente buttato via l’ennesima domenica nel dolce e apatico far nulla. Invece l’alpinismo giovanile mi frega o mi salva dalla diabolica tentazione. Oggi la meta è in val Verzasca ma si vede che questa dev’essere una vallata maledetta o, quantomeno, con qualche strano influsso astrale che mette i bastoni tra le ruote rendendo difficile l’accesso: una volta piove, poi ci si mettono centinaia di zecche a reclamare dazio e quindi, oggi, l’acqua torna a rigettarci indietro. Inizialmente il tempo non è malaccio anche se la cappa grigia incombe sulle nostre teste ma noi saliamo ugualmente verso il fondo della valle. Superato il lago, il parabrezza inizia a puntinarsi come avesse il morbillo e, poco più avanti, i tergicristalli iniziano il loro monotono ballo. Vista quindi la situazione, ribattiamo puntando al versante opposto ma restando solo sul bordo esterno della valle: forse lì il demone ci permetterà di restare all’asciutto e portare a casa qualcosa. Il parcheggio è giusto giusto per le nostre auto: inforchiamo gli scarponi, ci carichiamo gli zaini e quindi via verso i monti di Lego! Cosa centri poi un piccolo agglomerato con i famosi mattoncini non è dato saperlo ma la prospettiva di una breve camminata mi da la carica sufficiente per muovere un piede dietro l’altro. Le mie condizioni fisiche, dopo l’impresa di ieri, non mi permettono certo di stare al passo di quelli indiavolati dei Nadzgul così, prendendo come scusa il fatto che nelle precedenti gite non ero mai stato con la Terra di Mezzo, abbandono l’atletico gruppo di spavaldi e mi accodo a chi meglio rappresenta le mie possibilità odierne. [continua]

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Teufelstalwand: Alpentraum (Urserental, Uri)

Posted in vie alpinistiche su roccia on ottobre 14, 2014 by fraclimb

sabato 04 ottobre

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Mi sento come un sacco da box: le spalle e gli avambracci fanno male e soffro per l’indolenzimento dei reni. Non avrei mai pensato che tornare a scalare con Cece avrebbe implicato un tale dazio! Come al solito regna l’indecisione totale: è chiaro che dovremo puntare alla Svizzera dove il tempo sembra promettere bene ma, per il resto, navighiamo ancora in alto mare. Alla fine decidiamo l’orario di partenza e una probabile meta da confermare il sabato mattina. Le premesse non sono ottimali: a Lugano pioviggina, a Bellinzona è tutto coperto e ad Airolo la situazione non migliora. Ma speranze e azzardo vengono ricompensati quando sbuchiamo dal Gottardo: le nuvole si sono infatti diradate lasciando spazio al cielo azzurro; lasciamo quindi l’auto poco sopra Andermatt e iniziamo i preparativi. Fortunatamente l’avvicinamento alla gola è breve perchè la digestione della cena di ieri impegna ancora gran parte delle mie attenzioni! Poi finalmente ci si para dinnanzi la parete e noi possiamo buttare le doppie e calarci verso il fondo della gola. Un ultimo attimo di titubanza e poi giochiamo la nostra partita: parte Cece che sale lungo i primi diedri senza particolari difficoltà e poi viene il mio turno. Ho davanti il primo tiro duro della via e quindi, caso mai non si riuscisse a passare, potremmo ancora ribattere senza problemi ma sarebbe l’ennesima sconfitta cui voglio decisamente fare a meno. Guardo la fessura: l’abbondanza di brillanti ferretti metallici infonde fiducia così inizio ad incastrare come meglio sono capace. Pompo e scarico il peso; alzo la mano e spingo sui piedi. Il primo rinvio è messo e, poco dopo, anche il successivo. L’operazione si ripete con insperata frequenza mentre sento il Luca lanciare invettive contro un simile scempio lungo una fessura interamente proteggibile. [continua]

Val Varrone e val Biandino (Valsassina, Lecco)

Posted in mountainbike on ottobre 13, 2014 by fraclimb

mercoledì 01 ottobre

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Uno sguardo alla cartina, l’ennesima giocata d’azzardo e mi metto in pista per la nuova avventura. Raggiungo quindi Taceno in Valsassina dove inizio a fare girare le pedivelle dei pedali con l’idea di compiere un bel giro ad anello. Ho solo l’incognita sul sentiero che dovrebbe permettermi il passaggio tra la val Varrone e la val Biandino ma, per il resto, mi sento sufficientemente sicuro di portare a casa l’intero giro. Infatti inizio a mulinellare in salita come se fossi già in fuga: mi dico che non potrò sopportare a lungo un tale ritmo eppure continuo imperterrito a spingere sui pedali come se nulla fosse. Passano così pochi chilometri e ho la scusa buona per fermarmi a dare un occhio alla cartina per poi riprendere a salire. Poi la strada inizia a spianare, si allunga, fa una curva e sparisce: maledizione, una discesa! Evidentemente non ho studiato bene la lezione e non ho previsto questa perdita preziosa di dislivello che, nel caso in cui il giro dovesse andare all’aria, mi costringerà a superare l’ennesima salita quando le gambe saranno già pappa. Scendo, supero il ponte sul torrente e proseguo in salita per poche centinaia di metri finchè mi convinco di avere superato l’imbocco della val Varrone: giro il mezzo e finalmente raggiungo la mulattiera. L’incipit non sembra dei migliori: le gambe iniziano a dare i primi impalpabili segni di stanchezza e sono solo all’inizio! Tutto sommato però il percorso sembra prendere quota dolcemente e quindi il morale resta alto finchè la mulattiera inizia ad impennarsi con alcuni brevi strappi che mi logorano rapidamente; raggiungo un piccolo abitato e mi fermo: mi viene voglia di abbandonare tutto, lasciare perdere la discesa per la val Biandino e rientrare lungo la strada da cui sono venuto, solo che c’è di mezzo quella maledetta risalita! [continua]

Primo Magnaghi (o Magnaghi meridionale): Vitali Longoni; terzo Magnaghi (o Magnaghi settentrionale): Lecco (Grignetta, Lecco)

Posted in vie alpinistiche su roccia on ottobre 13, 2014 by fraclimb

Lunedì 29 settembre

RELAZIONE pdf (Vitali Longoni)

RELAZIONE pdf (Lecco)

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Avevo sperato di godere di alcuni giorni di ferie in Dolomiti e invece, mio malgrado, mi trovo a riprogrammare tutto: oggi sono solo, non ho alcuna intenzione di andare in falesia e quindi provo l’ennesima grignettata. Tento perché in realtà non sono sicuro di essere pienamente e fermamente convinto. L’idea era di tornare alla Costanza ma alla fine abbandono il progetto e mi rivolgo ai Magnaghi: l’avvicinamento più comodo è certamente un valido motivo per lasciare perdere quell’angolo selvaggio di Grigna! Risalgo quindi la Cermenati dopo aver superato un duo proveniente da Genova e quindi mi butto nelle braccia della solitudine. Il cielo è azzurro, tutto un altro ambiente rispetto la volta della Rizieri che mi trovo a risalire per raggiungere il mio obiettivo. Ho in mente un “grande” progetto di concatenamenti perchè, dopo aver superato il sentiero, ora non mi resta che scalare e la motivazione, a questo punto, riprende a marciare verso l’alto. Supero quindi la prima lunghezza della via sul Sigaro e poi mi infilo nel terrazzino che separa l’obelisco dal Magnaghi centrale dove inizia la Vitali Longoni. La porta dell’ignoto si spalanca e io mi infilo nel diedro che mi sta davanti. I primi metri sono semplici, poi la roccia inizia a farsi verticale e le facce della struttura sempre più lisce. Se ci fosse qualcuno in sosta, salirei certamente più sciolto e spavaldo mentre l’autosicura mi impone una progressione lenta e soppesata: salgo come un bradipo temendo che una scarpa possa scivolare e io seguirla immediatamente. Poi devo uscire dal diedro: mi incarto, torno indietro e trovo la soluzione giusta. Un breve e facile tratto è un toccasana per fare riposare le braccia prima dei successivi metri aggettanti ma, fortunatamente, ben ammanigliati. Ancora una volta, il miracolo della Grignetta si ripete: quando la parete si fa più verticale, ecco che compaiono tasche, maniglie e coppe a ripetizione. Salgo guardingo ma sicuro lasciando correre la corda sotto i miei piedi finchè l’istinto caiano mi porta alla sosta. Ora mi attende quello che sulla carta dovrebbe essere il tiro più impegnativo. [continua]

Val d’Avers: piz Turba (Grigioni)

Posted in escursioni on ottobre 7, 2014 by fraclimb

domenica 28 settembre

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Al piz Turba ci eravamo già andati alcuni anni fa ma, eccetto per la lunga piana iniziale, non ricordo praticamente nulla! Già lungo il viaggio sono con il naso all’insù: cerco la parete del Mostro e mi si para davanti un muro verticale di roccia, niente in confronto alla difficile cascata che si forma in inverno! Poi è la volta della falesia dei cascatisti e del pendio che porta alla quota 2880: tutto un altro spettacolo rispetto quando la montagna indossa la veste invernale. Intanto arriviamo all’ultimo paese, una specie di avamposto prima della selvaggia prateria; lasciamo il bus e iniziamo la cavalcata: la piana corre veloce come le nostre gambe lungo la mulattiera finchè il sentiero inizia a inerpicarsi su per il pendio. Il respiro si fa più affannoso, il ritmo cala e i tornanti si susseguono implacabilmente. In pochi minuti ci alziamo dal fondovalle mentre la vetta si staglia all’orizzonte. Guadagniamo una prima sella e poi iniziamo a traversare verso destra. Bastano pochi metri per farci raggiungere uno dei tratti più mal voluti di sempre: la discesa lungo l’ascesa! Non capisco la logica: prima si sale, si sputa sangue e poi si scende, si perdono preziosi metri che poi si dovranno recuperare sbanfando e sudando ancora le proverbiali sette camice. E poi la perdita di quota non pare neanche giustificata: non si passa alcuno sperone roccioso, né alcuno strapiombo; sembra solo che la scelta altalenante del percorso sia stato uno scherzo di chi ha tracciato il sentiero!

Il sali scendi comunque non abbatte gli animi e noi proseguiamo verso la sella da cui poi parte la traccia per la vetta. [continua]

Wendenstocke: Millenium (Berna)

Posted in vie alpinistiche su roccia on ottobre 2, 2014 by fraclimb

sabato 27 settembre

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Ritorno in Wenden dopo alcuni anni dall’ultima volta e forse ci avevo anche messo giù il pensiero. Per di più, con un’annata come questa, andare su quella compatta lavagna non sembra essere un’idea saggia. Eppure la telefonata di Marco ridesta orgoglio e curiosità con la logica conseguenza che lesto mi preparo per la nuova avventura. Così, dopo il viaggio più lento mai fatto causa radar fobia, sbarchiamo all’alpe quando l’oscurità regna oramai sovrana: i quattro amici si guardano intorno annusando l’aria con il volto all’insù alla ricerca della fantomatica roccia ma quella si nasconde per benino dietro il velo della notte e così, alla fine, ci rivolgiamo a qualcosa di ben più concreto e, soprattutto, più alla nostra portata, la cena! In realtà anche qui sono messo male e in netta inferiorità: ho raffazzonato qualcosa tirando fuori quello che lo stitico frigo conteneva, giusto il necessario per ingollare il minimo sindacabile che mi permetta di andare e dormire senza la sensazione di fame e, soprattutto, senza essere appesantito!

Quando finalmente ci lasciamo avvolgere dall’abbraccio di Morfeo, il parcheggio è già abbastanza affollato ma, quando sgusciamo dalla tenda, sembra di essere addirittura in piazza: le auto si sono moltiplicate e già qualcuno rischiara la notte su per i prati con le frontali. Noi invece ce la prendiamo comoda e solo alle sette lasciamo l’accampamento. Mi metto quindi in testa e inizio a spingere sui polpacci: almeno qui devo fare vedere il mio valore! La fila però si sgrana e io inizio a fremere poi Lorenzo, Vittoria e Daniele vanno verso Spasspartout e noi invece proseguiamo oltre il bivacco, verso il cuore della parete. [continua]