domenica 25 settembre
Sono teso, non sono sicuro del giudizio della giuria e questa sensazione non può rincuorarmi sul destino del nostro assistito. Abbiamo condotto un’impeccabile linea difensiva, insinuando il dubbio sull’attendibilità dei testimoni e sull’integrità del pubblico ministero ma poi l’errore finale potrebbe avere distrutto la nostra torre d’indizi e dubbi come fosse un fragile castello di carte. Non mi importa del destino del derelitto, quanto di quello del mio maestro che tanto mi ha insegnato in questi anni: se l’imputato sarà assolto, verranno da valli lontane a chiedere il nostro aiuto, altrimenti verremo indicati come incapaci a salvare un’anima dalle grinfie del maligno e per noi verrà il tempo di migrare laddove non giungono le malelingue. Tutto è iniziato cinque giorni fa, il 20 settembre dell’anno 1300, quando quella strega della domestica della vittima ha mosso le sue accuse verso il nostro assistito. Da allora non abbiamo chiuso occhio nella speranza di tirare fuori dall’impiccio il povero accusato e far si che il borgo mastro potesse reputarlo innocente. Sono stati giorni intensi in cui non abbiamo chiuso occhio e ora, un po’ come si attende il primo germoglio, restiamo tutti in trepidante attesa in compagnia di un estenuante silenzio. [continua]