sabato 25 febbraio
“Operazione curriculum” gongolava pomposamente la mail settimanale trasudando smania di caianesimo da ogni bit. Il risultato? Sarebbero dovuti piovere bollini a raffica, siamo rimasti a bocca asciutta e, anzi, col forte rischio di perdere parte di quelli già in possesso. Avremmo dovuto cavalcare l’onda della gloria, ma a mala pena ci teniamo a galla nel mare della norma. Saremmo dovuti tornare poveri nel portafoglio ma ricchi nell’animo, rientriamo invece con un buco nero nel conto in banca, un vuoto assoluto di sensazioni e alcune coste lussate.
La Punto corre veloce sull’A4 mentre Colo e Fabio integrano la catasta di legna per l’inverno; mi sembra di essere con Micol, solo che lei si sveglia al primo velato cambiamento di un parametro di viaggio (velocità o volume della radio), i due compari invece si inabissano sempre più nel mondo dei sogni e li sveglio solo quando è il momento di donare un rene alla società che gestisce le autostrade.
Colo è riuscito a recuperare la guida del Bianco da Cece e, ovviamente, puntualizziamo il nostro obiettivo poco prima di entrare nel tunnel e poco prima di privarci di un altro organo. Ma, illusi, un rene solo non è sufficiente, ci tocca aggiungere anche un po’ di midollo e siamo a Chamonix. Il panorama è una delusione: il Bianco è nascosto dentro una coltre grigia e rispetto le maestose pareti e i picchi del versante italiano, la vista è come ovattata. Qui girano solo portafogli con gambe e braccia e 3 spiantati alla ricerca della funivia per l’Aiguille du Midi. Consolo la mia piccola auto proletaria circondata da giganteschi bisonti a quattro ruote e partiamo; abbiamo valutato e deciso di rientrare in paese per sera: le difficoltà della salita ci danno buone garanzie di poter superare la Valle Blanche entro un orario decente e poi, alla peggio, dormiremo in terra francese e domenica rientreremo in Italia. [continua]