Archivio per dicembre, 2014

Provenza: Peillon e la Turbie

Posted in falesia on dicembre 19, 2014 by fraclimb

domenica 7, lunedì 8 dicembre ‘14

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Dormire a Nizza va a nozze con l’imprevisto, evidentemente dev’essere una tradizione cittadina, un po’ come il sangue di san Gennaro a Napoli.
In rispetto alla sacra regola della non-programmazione, prenotiamo un monolocale a Cap d’Ail pochi giorni prima della partenza con l’unica pretesa di spendere il meno (e comunque poco) possibile. Poi, ancora più tardi di noi, anche Cece e Silvia si aggregano alla partita e così ci muoviamo alla volta della calda e, speriamo, asciutta Provenza. Raggiungiamo l’alloggio nella serata di sabato e subito scopro di avere un secondo nome, notizia che giunge nuova anche a mia mamma: d’ora in poi infatti mi chiamerò Giuseppe, Francesco Giuseppe; non c’è male: sono come l’imperatore d’Austria. Sarà solo il caso di evitare Sarajevo! Chiarisco che all’anagrafe risulto Francesco e basta ma la receptionist non sembra minimamente turbata asserendo che, probabilmente, ha letto male la prenotazione. Effettivamente i due nomi hanno una certa assonanza!Pepclimb: l’arrampicata e lo sci non sono tutto, c’è anche l’escursionismo! Ad ogni modo, ci consegna le chiavi e noi prendiamo possesso del monolocale con vista mare. La stanza però ha annesso un minuscolo pertugio con letto a castello e, a quel punto, mi sorge il sospetto che effettivamente stiamo occupando il bilocale di tal Giuseppe! Non ho però molto tempo per soffermarmi sul possibile equivoco perchè la vicina inizia ad attirare con insistenza la nostra attenzione. Dietro le tette e le labbra di plastica, si nasconde una donna niente male anche se un po’ attempata: evidentemente attratta dalla vista di due super fusti strafighi (Giuseppe e Cece), come ogni brava ninfomane, se ne in fischia della presenza di Micol e Silvia e parte all’attacco. Saltellando a destra e a sinistra mi spiega, in perfetto inglese, che si è fatta male al ginocchio e avrebbe quindi bisogno di andare al pronto soccorso. [continua]

Valsassina: Legnone da Artesso (Lecco)

Posted in vie alpinistiche su ghiaccio e/o misto on dicembre 15, 2014 by fraclimb

lunedì 01 dicembre

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Everest! Everest! Probabilmente questo è uno dei sogni piü ricorrenti tra chi va in montagna mentre io sono rimasto stregato dalla mole del Legnone fin dalla prima volta che l’ho visto: sarà perchè spicca così maestoso dalle rive del lago, isolato rispetto le cime più basse che lo circondano, o perchè sulle sue pendici si passa violentemente dai boschi alle rocce e d’inverno la sua cima indossa la cuffia canuta mentre in basso i versanti si fanno spogli e scuri, oppure forse per la sua forma che non nasconde la somiglianza con il gigante himalayano, fatto sta che quello era, è e resterà sempre l’Everest.

Parto da casa con calma: il tempo non promette granchè di buono e certamente non ci sono le condizioni per scalare il gigante himalayano ma, forse, per il “mio” Everest un tentativo lo si può anche fare! Ma l’imprevisto è sempre in agguato e, giusto per aggiungere un po’ di pepe, non riesco nemmeno ad individuare il bivio per il rifugio Roccoli Lorla così, alla fine, mi trovo ad Artesso dove decido di fare partire la spedizione: se fossi al vero Everest, sarebbe come aver sbagliato vallata! Il tempo è uggioso, nebbioso e ancora gocciolante, ideale per una partita a briscola al bar! Parto quindi di buona lena, intenzionato a risolvere il prima possibile l’imprevisto intoppo e così, mentre il meteo sembra dare buone speranze e premiare l’iniziale azzardo, raggiungo rapidamente il rifugio Roccoli Lorla. Mi sento ringalluzzito e rincuorato e ben presto esco dal bosco trovandomi a cospetto con le imponenti e rocciose vestigia della base della piramide sommitale perché lassù, in alto, tutto è ammantato di un grigio ovattante. A quella quota, regna ora solo il silenzio e l’ignoto a cui spero di avvicinarmi in punta di piedi per poi aprire l’uscio ed entrare nell’Olimpo. Mi fermo solo al piccolo rifugio a poco più di 400 metri dalla croce sommitale: la neve ha fatto la sua comparsa già da alcune decine di metri e più in alto, sulla cresta, la sua presenza appare decisamente importante. Apro la porta metallica del capanno e un ambiente squallido e desolante mi si apre davanti: la sola suppellettile è una panca addossata a un angolo della stanza mentre sulla sinistra si trova un piccolo camino dai muri neri e fumosi. Ingurgito qualcosa, mi infilo le ghette e parto all’attacco: sento l’Everest in tasca ma ben presto mi renderò conto di essermi invischiato in una difficile e incerta battaglia. [continua]

Urserental: Pazolastock e Calmut (Uri)

Posted in scialpinismo on dicembre 9, 2014 by fraclimb

domenica 30 novembre

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Quando scendo dall’auto resto allibito: siamo a fine novembre e fa caldo! Di solito a Realp, in pieno inverno, ci vuole coraggio per mettere fuori il naso senza rischiare di diventare un bastoncino Findus! È vero, siamo ancora agli sgoccioli dell’autunno ma almeno un po’ di frescura me la sarei immaginata e invece niente! Per di più, la neve si lascia desiderare a circa una dozzina di minuti dal parcheggio così, alla fine, tentiamo la fortuna all’Oberal pass, facciamo dietro front e torniamo verso Andermatt. Qui abbiamo immediata prova, nostro malgrado, della precisa e teutonica organizzazione svizzera: al passo si accede solo con il treno! Farei volentieri nuovamente ritorno a Realp e mi porterei gli sci in spalla ma, alla fine, cedo alla logica dei miei amici e mi preparo all’imprevisto esborso. L’indecisione però si paga: perdiamo infatti il treno e, conseguentemente, siamo costretti ad attendere quasi un’ora il successivo! Così finalmente, all’alba delle 10:30 quando a volte si è già in vista della meta, iniziamo quindi la nostra ascesa verso il Pazolastock. Davanti a noi e diversi metri più in alto numerosi scialpinisti puntano alla nostra stessa meta ma d’altra parte non ci sono molte possibilità: la neve inizia solo sopra i 1900 e la catena fatica a bloccare le nuvole provenienti da sud. Dopo la tradizionale partenza a mille, mi instrado su un ritmo più tranquillo mentre la cima diventa sempre più vicina. Contemporaneamente però anche il maltempo riesce a far breccia coprendo le vette sopra Realp e avvicinandosi minaccioso all’Oberalp. Raggiungiamo quindi la vetta dove sostiamo solo pochi minuti: infatti se da un lato gli sci fremono e bramano all’idea di scivolare veloci sul manto fresco, dall’altro siamo sferzati da un fastidioso venticello che ci invita insistentemente a dare il via alla prima sciata della stagione. In alto la neve non da grosse soddisfazioni anche se nel complesso non è malaccio, forse solo un po’ crostosa. Poco più in basso il manto cambia decisamente: polvere quasi perfetta e la sciata si fa finalmente entusiasmante anche se la ruggine fatica a levarsi di dosso. [continua]