Archivio per agosto, 2023

Qualido: Impressioni di Settembre (Sondrio)

Posted in vie alpinistiche su roccia on agosto 26, 2023 by fraclimb

giovedì 10 agosto

La sigla DWS è abbastanza incontrovertibile (almeno nel mondo dell’arrampicata): Deep Water Soloing, praticamente una specie di boulder dove il materasso è sostituito dal mare e dove, oltre a magnesite e scarpette, tornano utili anche i braccioli e, molto probabilmente, un pizzico di follia. Eppure, ora la sigla potrebbe indicare un nuovo super eroe: Doug Walter Scott! E scomodare l’epica ritirata dall’Ogre da parte dell’inglese con le gambe fratturate non è certo un’esagerazione. Vero: noi la cima non l’abbiamo mica raggiunta e poi non eravamo isolati dal mondo (e avremmo anche potuto chiamare l’elicottero) ma, d’altra parte, non abbiamo nemmeno la stoffa (almeno per quel che mi riguarda) dei britannici degli anni ’70. E comunque farsi dalla base del Qualido fino alla macchina con l’astragalo rotto non è cosa di tutti i giorni! Che poi questo segni il record in negativo di discesa dei circa 1100 metri con partenza verso le 14 e arrivo intorno alle 20, non toglie nulla: DWS resta un mito, stoico e riluttante a comporre il 112 e farsi venire a prendere dal soccorso! E forse, un po’ di responsabilità è giusto che me la prendi, perché su quel tiro ci sarei dovuto essere io. Ma quest’anno è un po’ così: c’ho la cagherella appena mi alzo 2 centimetri sopra lo spit (ma forse ce l’ho sempre avuta e ora, con la vecchiaia inizia ad acutizzarsi), così quando provo a partire sulla placca del tiro duro, mi perdo nelle nebbie delle mie paturnie impuntandomi a salire sulla destra col risultato che, appena la protezione mi tocca la scarpetta, la forza di gravità mi vomita addosso tutta la sua potenza. Mi blocco come fossi vincolato ad una catena e, dopo un paio di patetici tentativi, lascio lo scettro al Walter per quello che sarà il suo Giordano dove, appunto, verrà battezzato come DWS. [continua]

Val Masino: sentiero Roma (Sondrio)

Posted in escursioni on agosto 8, 2023 by fraclimb

sabato 01, domenica 02 luglio

È tutta colpa di una spazzola per capelli e di un libro. D’altra parte, anch’io ho la mia fetta di responsabilità: la prossima volta una controllatina preventiva allo zaino della Laura sarà meglio farla, un bel ribaltamento del contenuto sul piazzale del parcheggio con annessa analisi e selezione di ciò che la borsa di Mary Poppins dovesse vomitare fuori. Che poi se qualcosa dovesse sporcarsi, che problema c’è? Sarebbe in linea collo sozzume del bivacco: troppa pulizia non sarebbe ben accetta! È pur vero che il progetto è piuttosto ambizioso ma se c’è chi fa il percorso del Kima in poco più di 6 ore, perché noi non dovremmo farcela in due giorni? Perché nello zaino ci si mette la spazzola e il libro: è noto che la sera, al bivacco, bisogna scendere in sala da pranzo con un certo tono, capelli ben in ordine, puliti e profumati. E poi dopo le leccornie dello chef stellato, vuoi forse perderti una sana lettura al lume dell’abatjour, sommersi nei cuscini di piuma d’oca? D’altra parte, c’ho l’agenda come quella del papa: devo trovare col lanternino un weekend libero e così non ne restano molti per il nostro tentativo andato già a ramengo al ponte del 2 giugno. Lì ce la saremmo presa con comoda: avremmo potuto dormire all’invernale della Ponti o a quello dell’Allievi e, magari, pure in Gianetti. O meglio io avrei ronfato, la Laura invece, sotto attacco di pulci, cimici e parassiti, sommersa dai batuffoli di polvere che corrono tipo i rotolacampo dei film del far west, si sarebbe sbizzarrita a passare la notte a studiare le travi del soffitto o della rete del letto soprastante per poi propormi alle 4 di levare le chiappe dal giaciglio e mettersi in marcia. E invece, per evitare questo rischio lordume e, illudendomi, per un approccio più soft alle rudi esperienze di una dormita in quota, punto il dito al bivacco Kima, quello di cui parlano i racconti mirabolanti del Gabri e del Gughi, tanto da farmi immaginare una reggia da Mille e Una Notte. Così, giunti in quel di Filorera, lasciamo il bolide per iniziare la nostra passeggiata lungo quel doppio migliaio di metri che ci porterà alla bocchetta Roma mentre gli opulenti escursionisti, sprofondati nei sedili di pelle delle loro lussuose autovetture, ci sfrecciano di lato probabilmente commentando la nostra pitoccheria per non aver pagato il biglietto d’accesso. [continua]

Punta Milano: via Ho Chi Minh e spigolo (val Masino, Sondrio)

Posted in vie alpinistiche su roccia on agosto 3, 2023 by fraclimb

sabato 24, domenica 25 giugno

Ho la capacità di farmi influenzare dai commenti degli altri come uno stampino. Quando mi propongo per salire Ho Chi Minh così da evitarmi l’avvicinamento alla Sfinge e portarmi a casa una salita nuova, il Marcello mi ricorda di come l’uscita del primo tiro sia una bestia nera, un piccolo passo per l’umanità ma un’enorme falcata per un uomo. Fingo di non impressionarmi ma dentro ho tutto un fuoco che divampa. Solo che non è lo spirito caiano che arde, piuttosto è la cagarella che inizia a colorarmi sulle mutande. Cerco di convincermi che, sarà duro, ma è pur sempre sotto il limite umano, che ho fatto di peggio, eppure sembra che più che buttare acqua sul fuoco, lo stia alimentando con un po’ di benzina. Provo allora a fare come lo struzzo: abbasso la testa sull’avvicinamento e mi chiudo nella mia bolla. Fuori non c’è più nulla: quello che sarà è come un lontano futuro che però si manifesterà in poco più di un’ora. Il tiro è evidente: facile rampa obliqua, diedro fessura della morte seguito da uscita su cengia erbosa con annesse visioni tra il demoniaco e il celestiale. Intanto i fantasmi di Nuovo Cinema Paradiso bussano alla porta che oppone la resistenza di una formica alla scarpa. Mi lego e parto. Provo a pensare che, in fondo, sia solo una formalità ma così è solo sulla prima rampa, quella che mi porta al diedro. Erba e cengia appoggiata: se fosse tutto così sarebbe una passeggiata ma anche una via del cavolo. Poi la parete si impenna. Mi infilo in qualche modo lungo la spaccatura non ben definita: un diedro? Una fessura? Mah: spero solo che la scarpa se ne stia al suo posto. A volte ho il dubbio che forse sia la mescola ad essere invecchiata. Solo che i dubbi non aiutano: scavano solchi e gallerie da cui ogni certezza fluisce come un fiume incontrollato. Poi da ‘sta roba indefinita devo uscire, devo traversare a sinistra, fidarmi del piede ma, soprattutto, dell’infida erba che ci sta sotto. Ci provo ma ho il terrore che la scarpa faccia come la saponetta sul lavabo bagnato e io il salame in caduta libera. [continua]