sabato 15 dicembre
Non è che sia proprio convinto, l’anno scorso le uscite sulle cascate hanno portato poco divertimento e tanti patemi ma alla fine ancora una volta eccomi qui a preparare lo zaino per andare a spicozzare.
Carico tutto e vado da Micol; è quindi oramai sera quando mi accorgo di aver lasciato le picche in garage. Va bene che con la neve che sta mettendo giù, forse le cascate potranno essere sciabili, ma rinunciare completamente agli attrezzi mi pare un po’ un azzardo. Così sabato mattina anticipo la sveglia, torno a casa e precipitosamente (per quanto possa permettere prima un mezzo spala neve poi un bus di linea) vado a prendere Luca. Il risultato è scontato: 20’ di ritardo al Bione dove ci aspettano Cece, Colo e Luca 2. Carichiamo l’auto di Luca 2 e partiamo.
Piove; poi nevica e ancora piove. A Dubino è tutto bianco: sembra di essere in Siberia, coi fiocchi che cascano a badilate e la strada dello stesso colore sbiadito del cielo. Raggiungiamo Chiavenna e saliamo verso Chiareggio: continua a nevicare ma almeno meno fitto. Alla fine decidiamo di provare la cascata della condotto forzata perchè probabilmente per raggiungere le colate della val Febbraro dovremmo nuotare nella polvere. La nostra trincea ce la scaviamo comunque per raggiungere l’attacco dove serpeggia la stessa domanda: ma è salibile? Noi ci proviamo: parte Colo con Cece e Luca 2 mentre Luca mi propone di salire sul tratto a destra di un grosso masso. Lo guardo allibito per la sua convinta propensione al suicidio mentre si avvia all’appuntamento col patibolo. La mannaia è appesa ad un filo da sarta. Luca finalmente se ne accorge e scarta di lato salendo per lo stesso percorso seguito da Colo. Per il momento siamo salvi. [continua]