domenica 05 marzo
A tratti mi sembra di essere in gara: spella, scendi a fuoco, ripella e sali coi due allievi che spingono come se in cima ci fosse un vassoio di pasticcini e poi ancora giù a ripetere l’operazione. Non avrei mai pensato che un’uscita del corso si sarebbe potuta trasformare in una simile cavalcata che ricorda un po’ quella di giugno in Dolomiti! E pensare che non avrei nemmeno dovuto partecipare: poi salta fuori che il Tommy ha bisogno, faccio un paio di conti sul giro e alla fine rispondo presente per la domenica. Il Caianesimo si esalta sin dal mattino quando la sveglia suona per permettermi di raggiungere il ritrovo con Massimo alle 4:30: è da tempo che non esco così presto, al cambio turno tra i ragazzi della notte e noi caiani sadomaso per un passaggio di staffetta che resta sempre un simpatico aneddoto. Poi intorno alle 6 le nostre frontali rischiarano una notte tiepida, in linea con la scelta del Generale Inverno di passare il periodo da qualche altra parte mentre gli sci dondolano sullo zaino. Il bosco passa in fretta, più rapidamente della volta del Cristallina, sarà perchè ho smania di arrivare o perchè sono entrato nel loop del garista della domenica, poi quando gli alberi si diradano, i legni iniziano a scivolare su per il pendio. La colazione mancata al rifugio mi rotea in testa insieme al pensiero dei corsisti che se la ronfano sotto ai piumoni poi, all’inizio del vallone, la capanna si para all’orizzonte: spingo sui polpacci e mangio i metri davanti a me finchè inizio a sentire i primi segni di indigestione. Mi viene voglia di gettare la spugna ma poi qualcosa mi da la spinta finale, divoro quello che resta come avessi un fuoco dentro e arrivo alla prima tappa, quella dell’illusione che tutto sia finito. Dentro il rifugio fa un caldo fotonico, mi sento avviluppare dalla vampa ma forse sono io che sto andando in ebollizione e poi arriva il momento di vestire i panni dell’istruttore o quello del mandriano ignorante. [continua]