sabato 23 luglio
Che il fine settimana dei pacchi abbia inizio! Il preambolo è la falesiata del venerdì sera con la Lella che si presenta alle 18:30 passate e, alla fine, riusciamo a mettere insieme tre tiri che assomigliano a dei boulder con la corda su un paracarro a Rancate. Pazienza: ci rifaremo l’indomani. E invece no! Il messaggio è chiaro: “mi spiace Fra, la caviglia mi fa male… domani non ci sono”. E vai coi pacchi: potrei chiamare la FedEx! Così mi guardo allo specchio e mi domando – E mo? Che facciamo? – Il tizio di fronte mi fa la faccia sorniona e mi strizza l’occhiolino. La solitaria! È un secolo che non la pratico, se escludiamo il giro sulla Segantini della scorsa domenica, ma quella è un’altra cosa, mica la serie di accrocchi per la scalata in autosicura. Sfoglio la guida e scelgo l’obiettivo: ovviamente se devo togliere polvere e ruggine non posso puntare ad una salita banale e, poiché l’altra conditio sine qua non, è gustarsi un po’ di fresco, non mi resta che la zona della Piramide Casati. Così carico lo zaino e parto; dopo il battesimo sull’Arete du Diable è il momento per quest’altra esperienza: probabilmente il nuovo compagno giallo penserà di essere finito nelle mani di un mezzo pazzo ma almeno non ha di che annoiarsi! Ancora una volta risalgo dalla Direttissima, semplicemente perchè non ho voglia di annoiarmi sul sentiero del Rosalba e poi, quando avrò raggiunto la vetta, dovrei essere più comodo a discendere dalle scale del Caminetto Pagani. Una serie di sali scendi mi porta finalmente alla base della Piramide, dove inizia la “mia” via ma una cordata ha già occupato la prima lunghezza e io mi ritrovo col cerino in mano senza sapere che fare. Potrei accodarmi ma i rischi sono due: finire lapidato (abbastanza probabile) o rischiare di fare la mummia nei momenti di attesa (possibilità remota ma da tenere in considerazione se non voglio cenare a barrette). Inizio quindi la partita a scacchi col cervello per decidere il da farsi quando suonano alla porta. Un brivido mi passa per la schiena nonostante le temperature da Valle della Morte. – Chi è? – la voce mi esce flebile, quasi impercettibile – Il fantasma! – E il cerchio lentamente si chiude. Sono passati 12 anni e sulla Magni non sono più tornato dopo essermi rotto il polso. Avevo fatto un tentativo ma poi ero finito su Donna Mathilde e la Magni era rimasta lì irripetuta. Ora i nodi vengono al pettine e di solito la cosa è dolorosa. Mi preparo e poi parto: salgo con circospezione ma lentamente guadagno metro su metro fino alla prima sosta. Scendo e risalgo e poi parto sulla seconda lunghezza. [continua]