domenica 11 gennaio
Il vento mi sferza il volto schiaffeggiandomi senza tregua mentre sono sul punto di essere spinto nell’abisso. Accetto a malincuore l’unica decisione sensata e, nel giro di pochi minuti, mi ritrovo nuovamente sulla stessa parete appena salita e nel verso opposto all’ascesa. Non doveva andare così ma, in fin dei conti, se qualcuno avesse abboccato all’amo, mi sarei trovato in situazioni ben più complesse!
Tutto quindi nasce dall’arsura per assenza di caianesimo che mi porta ad estrarre dal pallottoliere una via su cui, in realtà, avevo già messo gli occhi da tempo. Parto quindi presto, forse anche troppo, per l’insensato timore di trovarmi poi avvolto nelle tenebre, sicuro retaggio dell’idea iniziale di andare al Sengg; di contro, la sveglia prima dell’alba mi permetterà di restare per alcune ore al riparo della furia di Eolo.
Quando giungo alla parete, il sole è ancora indietro rispetto il suo cammino ma la roccia del Cinquantenario, sebbene ancora in ombra, non è per nulla fredda: ottimo! Supero l’attacco della Gandin e risalgo la breve placca sfasciumosa verso la base della prescelta. Dell’astro c’è solo l’ombra mentre il vento inizia placido e fresco ad alzarsi; poco male: dev’essere l’annuncio dell’approssimarsi del sole. Questione di minuti e mi troverò inondato dai caldi raggi ma, al momento, indosso tutto ciò che ho a disposizione mentre lentamente preparo il materiale. Decido quindi di tirarmi su per la parete il saccone, un po’ per evitare di risalire all’attacco, un po’ per immedesimarmi su una vera big wall con conseguente lavoro di braccia improbo! [continua]