sabato 24 marzo
Già mi vedo sudare le fatidiche quattro camice mentre arranco per la parete nel tentativo di raggiungere la sosta. Quando c’è il Luca in macchina è così. Conto comunque di riuscire a tirarmi su confidando nelle placche della via “della morte” che il capocordata mi ha proposto: lo guarderò muoversi con circospezione su quelle lavagne mentre naviga alla ricerca della minima asperità che gli permetta di guadagnare la sosta successiva e poi mi preoccuperò di seguire le corde ben tirate spalmando il piede come la marmellata sul pane.
E invece Luca cambia piani giocando una carta che affonda come il coltello nel burro. Come se mi avesse proposto un banchetto, trova terreno fertile per il suo nuovo programma: salire sulle placche sopra San Martino cercando di raggiungere un fantomatico diedro che si vede dal paese. Col naso all’insù, scruto la parete: riesco appena ad individuare una specie di fessura, eppure Luca pare certo che lassù si trovi un netto diedro; carico lo zaino in spalla e apro la porta della nuova avventura.
Il mio amico, dopo anni di studi e appostamenti, ha individuato un percorso tra quei muri levigati tagliati da scabrose cenge che dovrebbe permetterci di raggiungere la base del nostro obiettivo; risaliamo quindi la strada della cava all’imbocco della val di Mello e poi il successivo bosco arrivando in un’ora circa alla base della parete mentre le case si trovano già 600 metri sotto i nostri piedi. [continua]