da venerdì 1 a lunedì 4 agosto
La partenza. 5:30, ho appena caricato lo zaino (circa 17Kg!) sulla bici e mi appresto a partire: le prime luci dell’alba rischiarano la notte mentre scendo verso Como. Mi attendono circa 75Km lungo il Lago fino a Verceia.
10:00. La pedalata è andata bene, per lo meno fino allo strappo finale che mi ha fatto penare non poco! Ora però mi attendono 1500m di dislivello per raggiungere la Capanna Volta. Mangio qualcosa e inizio la mia cavalcata, sperando di raggiungere i miei amici che, tradizionalmente, sono partiti con la macchina. Dopo 1h e 30′ a ritmo incalzante, raggiungo finalmente Luci e Paolo: sono sollevato, finalmente mi ricongiungo con i miei compagni d’avventura! Il gruppo si ricompatta, quando incontro Marco, Fritz e Lia; mancano solo Pietro e Lorenzo che sono ancora un po’ più avanti. Ma all’alpeggio di Camerate siamo tutti riuniti: manca solo l’ultima rampa che ci separa dall’obiettivo.
La Volta è sempre la Volta! Isolata, lontana, quasi irraggiungibile, selvaggia in una valle poco frequentata. Ma per noi dell’AG rappresenta un simbolo, un sogno, una vera avventura! E così è anche per i quattro ragazzi che, per la prima volta, varcano la porta di questo edificio.
Non sono eccessivamente sfiancato dalla mia personale sfida: ho pedalato per 4h e 30′ e camminato per poco più di 5h, ma finalmente ho raggiunto la meta! Poi a ridarmi completamente le forze, ci pensa la succulenta coscia di pollo della Lia, la treccia al burro della Luci, una bella fetta di torta portata sulle spalle del Paolo e infine un pacchettino minuscolo di biscotti di Prosto che il sottoscritto ha comprato in paese giusto per aumentare un po’ il mio leggero fardello!
Le pulizie, lo svacco e… Sabato mattina è dedicato alla pulizia del rifugio: materassi e coperte al sole e quindi una vigorosa spazzata della Volta. E quindi un po’ di meritato svacco, mentre sistemiamo la diga della pozza di fianco alla capanna. Nel pomeriggio sgranchisco le gambe, salendo verso l’attacco della normale al Manduino che io e Lucia speriamo di salire l’indomani. Traverso verso sinistra tutta la valle, fino ad imbattermi in un gregge di capre che mi vengono incontro. Non mi sento a mio agio, ma con qualche urlo riesco ad allontanarle e a proseguire nel mio cammino. Supero un costolone e risalgo tra i massi in direzione del Manduino. Sotto l’attacco, apparentemente tranquille, pascolano diverse pecore. Continuo nella mia marcia, finchè questi simpatici animali decidono di scendere in massa per venirmi incontro. Cerco di evitarli, ma questi, imperterriti, mi marcano come francobolli. Comincio ad inquietarmi, anche perchè nonostante le grida e i lanci di sassi, la pecore continuano ad avvicinarsi. E’ il momento di tentare la fuga! Ma da valle risalgono le capre cornute e ben presto mi trovo circondato da un centinaio di “docili” erbivori! La situazione mi induce ad un momento di panico, finchè non riesco ad allontanare le capre e a riprendere la mia fuga che, per quanto permetta il terreno, si trasforma in una vera e propria corsa! Ben presto, le capre abbandonano l’inseguimento, mentre le “tenere” pecorelle mi scortano fino al rifugio. Per gli altri la situazione deve essere stata piuttosto comica: un corridore solitario e alle spalle un gregge disposto a triangolo all’inseguimento del malcapitato! Ma non certo per il sottoscritto, che ha così superato il momento più pericoloso di questi quattro giorni!
Il Manduino. Partiamo presto, così da avere tutta la giornata a disposizione. Ripercorriamo facilmente il percorso che il giorno prima mi aveva condotto dalle pecorelle che fortunatamente devono essersi spostate sull’altro versante della valle. Superiamo le cenge fino all’imbocco del canale erboso che conduce alla parte alta della montagna. Fin qui il percorso non presenta tratti d’arrampicata, ma necessita comunque di estrema attenzione per la sua natura e per l’esposizione. Raggiungiamo quindi le prime facili placche e decidiamo di legarci, continuando comunque in conserva. Superiamo così tre soste e quindi un’ennesima cengia ci porta sotto un breve saltino (III). Lo supero raggiungendo un altro punto di sosta: la Luci mi segue senza problemi e così proseguiamo fino a un altro passo delicato (III) tra la parete e un masso sulla destra, in cima al quale recupero la mia compagna di cordata. Segue il tratto più impegnativo (III+), unico punto dove troviamo un chiodo di passaggio. Proseguiamo quindi raggiungendo la finestra che da sulla Val Revelaso e poi, una paretina di III ci deposita sulla cima. Attorno a noi fanno corona le vette del Masino Bregaglia, mentre a sud si snoda il lago tra le vette delle Prealpi e più a Ovest la schiera dei 4000: Rosa, Alpube, Dom. I complimenti e il tradizionale bacio sono d’obbligo: la Luci si è comportata egregiamente, superando senza troppe difficoltà i tratti d’arrampicata, ma ora ci attendono le doppie e l’insidioso canale che ci ricondurranno ai piedi della montagna. La discesa si svolge senza intoppi, ma l’attenzione è comunque d’obbligo, soprattutto lungo la cengia, poi finalmente la Volta, dove veniamo festeggiati dai nostri amici che hanno salito il Ligoncio e ci hanno seguiti lungo tutta la discesa.
Il lungo ritorno. I quattro giorni d’avventura sono giunti al termine e il cerchio intorno alla mia follia si sta chiudendo: manca solo il rientro a casa. Partiamo insieme verso mezzogiorno dal rifugio, ma poi a Camerate, lascio il gruppo e mi avvio deciso verso valle. Alle 15:30 sono in sella al mio “mezzo” e in pochi minuti supero la ripida discesa che mi separa da Verceia. Inizio così la mia lunga pedalata con un ritmo decisamente elevato: attendo la crisi che, sicuramente, mi coglierà a causa dell’andatura troppo elevata, ma, nonostante tutto, continuo imperterrito. Raggiungo Menaggio, dove mi fermo per riempire la borraccia: la ripartenza è piuttosto difficoltosa e fino a Carate pedalo in compagnia di una minacciosa crisi incombente. Poi mi riprendo, probabilmente anche perchè sento sempre più vicino l’arrivo, tantè che supero senza grosse difficoltà l’ultima estenuante salita: la via Teresa Rimoldi! Finalmente, alle 19:30, stanco, felice, ma non distrutto varco la soglia di casa, concludendo questa sfida partorita dalla mia mente a volte un po’ insana!
RELAZIONE DELLA NORMALE AL MANDUINO. Per una ripetizione, occorrono alcuni friends medi, martello ed eventualmente qualche chiodo per allestire alcune soste (ci si può comunque arrangiare con cordini e protezioni veloci). Le calate sono da 25m, pertanto con una mezza da 50m (corda che noi abbiamo utilizzato) si riesce a scendere, ma in un paio di doppie non si raggiunge la sosta, pertanto con una mezza da 60m si è più tranquilli. Utilizzando due corde, si dovrebbe riuscire a saltare un paio di calate. Le soste per la discesa sono su chiodi (le soste a spit sono state tolte l’estate scorsa) o su cordini attorno a spuntoni; noi le abbiamo trovate in ottime condizioni, comunque prevedere eventualmente di dover abbandonare degli spezzoni di corda. Perfettamente inutili le scarpette (che infatti noi non avevamo), vista la natura della salita che presenta brevissimi tratti di vera arrampicata, comunque su basse difficoltà.
Dal rifugio Volta, salire lungo la traccia che sale verso il Ligoncio (bolli), per poi abbandonarla quasi subito tagliando tutta la valle in costa verso sinistra (viso a monte). Si raggiunge quindi un breve saltino roccioso che si supera camminando su cengia prativa, aggirando la cresta che scende dalla punta Como. Da qui salire per ganda fino all’attacco della normale (sono presenti diversi ometti, alcuni dei quali li abbiamo costruiti noi). L’attacco è ben visibile, proprio sotto un muro di roccia sull’arancione, in corrispondenza del secondo canale che scende dal Manduino contando da destra. Si segue la cengia verso sinistra, fin dove è possibile ritornare a destra, superando così il muro arancione. Proseguire per traccia fino al canale erboso che scende dalla vetta (ometti lungo il percorso). Questo tratto di percorso è molto infido e richiede attenzione. Risalire il ripido canale che ha sulla sua destra un torrione a forma di dente, fino alla conclusione della zona erbosa. Ora il canale diventa sassoso, ma dopo pochi metri lo si abbandona, per raggiungere la facile placca sulla sinistra (proprio sotto la verticale della cima). Risalire facilmente la placca, superando due soste a chiodi, che si utilizzano per la discesa. Si raggiunge così una cengia che sale verso sinistra (sosta per la calata su spuntone); percorrere la cengia fino ad una nuova placchetta con saltino (III), al termine del quale si trova una sosta da cui è possibile recuperare il secondo. Proseguire verso destra su cengia fino ad un caminetto (III) tra la parete e un masso staccato. In cima al passaggio, è possibile allestire una sosta su spuntone. Traversare verso destra fino ad una fessurina che si segue (chiodo di passaggio). Si supera così il passo più difficile della salita (III+), fino a raggiungere più facilmente verso destra la sosta per la calata su spuntone. Da qui proseguire facilmente diritti superando la finestra e passando sull’altro versante, in Val Revelaso. Girare a destra (spalle alla finestra) scavalcando un facile torrioncino fino a un comodo spiazzo. Qui ho allestito una sosta sfruttando uno spuntone e piantando un chiodo (che poi abbiamo recuperato). Dal terrazzino, si sale diritti per una decina di metri verticali (III/III+), fino alla sosta finale (utilizzata per la discesa) e quindi alla vetta.
Dalla vetta, si scende in doppia, fino alla sosta prima della finestra. Si scende quindi con un’altra calata verso una sosta a chiodi non toccatta dall’itinerario di salita: la corda da 50m non deposita in sosta, che comunque si raggiunge facilmente (ricordatevi i nodini!). La terza doppia e un po’ più sulla sinistra (viso a monte) e si conclude su una sosta a chiodi che non è raggiunta dall’itinerario di salita. Con un’altra breve doppia si arriva alla sosta su spuntone, all’inizio della cengia. Da qui si effettuano altre 3 calate, sfruttando le prime due soste che si incontrano salendo. Dall’ultima sosta scendendo, è possibile calarsi verso sinistra (viso a monte) trovando un’altra sosta per la calata; oppure, come abbiamo fatto noi, scendere lungo l’itinerario di salita, arrampicando in discesa fino al canale. Dal canale, si ripercorre l’itinerario di salita. Nel canale erboso, ho fatto sicura alla Luci che mi precedeva, allestendo un paio di soste su spuntoni.