sabato 22 agosto
RELAZIONE pdf (normale al Sigaro)
RELAZIONE pdf (Albertini)
RELAZIONE pdf (spigolo Dorn)
RELAZIONE pdf (Lecco)
Passo gli ultimi giorni della settimana a macchinare qualcosa per il week end fino a trovarmi con un pugno di mosche in mano e senza socio. L’idea balzana mi arriva poche ore prima della chiusura del venerdì ma poi posticipo la sveglia, impiego un tempo infinito per prepararmi e, ciliegina sulla torta, la bici è forata! Così salta tutto e io mi trovo a ripiegare per un classico avvicinamento in auto ma, d’altra parte, devo svelare il mistero: la testa è ancora imballata dopo il volo? Per tirare fuori dalla naftalina il caiano solitario che c’è in me, scelgo quindi la normale al Sigaro, via che ho salito oramai in epoca preindustriale e che per difficoltà dovrebbe essere l’ideale per capire in che condizioni mi trovo senza richiedermi sforzi esagerati. Quando quindi la Grignetta ammantata di nuvole mi si para davanti, resto basito: gli unici indumenti, una maglietta a maniche corte e un paio di pantaloncini d’arrampicata, sono tutto ciò che ho ergo, se non voglio rischiare di fare la fine del bastoncino Findus, cosa per altro piuttosto inaspettata visto periodo e località, dovrò adottare la tecnica dello stare sempre in movimento! Arrivo quindi all’attacco dopo aver probabilmente battuto tutti i record personali mentre sento le voci di alcune cordate impegnate sopra la mia testa; oltre però è impossibile capire dove siano i caiani perchè tutto è avvolto in una spirale grigia senza fine. Visto che chi si ferma è perduto, risalgo rapido le rocce che mi portano in corrispondenza del salto tra Sigaro e Magnaghi dove le mie più rosee previsioni crollano come un castello di carta; mi era sembrato (o avevo sperato) che le cordate davanti fossero impegnate sull’Albertini ma, invece, mi trovo nella stessa condizione del Titanic contro l’iceberg! Pazienza, mi metto in coda ed aspetterò il mio turno. Ben presto però, mi pare chiaro che l’attesa mi porterebbe solo a riempirmi di muschi e licheni così decido a malincuore di abbandonare il progetto e proseguire per l’Albertini. I primi metri con la corda rivelano una certa ruggine: mi devo impegnare più del previsto finchè la nuova mano di vernice è data e ora quindi non mi resta che correre verso l’alto. La corda finisce e io sono quasi fuori dal canale poi, con un’altra breve lunghezza, mi trovo al termine delle difficoltà. [continua]