giovedì 25 aprile
Dopo la sveglia del Surgonda, avevo giurato che avrei smesso, invece sono dipendente, non posso proprio farne a meno. O forse dovrei declinare quel “io sono” al plurale perché la Laura mi domanda – Ma il 25 andiamo a sciare? Ma è l’ultima della stagione? – e fa gli occhioni come quando chiedo se possa mangiarmi l’ultimo pasticcino. E, a dirla tutta, non mi spiace nemmeno più di tanto andare ancora coi legni né penso alla sveglia perché alla fine la spinta caiana ha sempre la meglio. Così non resta che vagliare le mete: scartare il Sempione perché il tempo non è dei migliori, eliminare la zona di Montespluga perché l’ideuzza che avrei in mente forse è un po’ troppo e quindi ripiegare nuovamente verso lo Julier. Già ma cosa potremmo fare? La lista del fatto comincia un po’ a riempirsi, d’altra parte quest’anno sembra ci stiamo divertendo a battere una zona fino all’esaurimento. È un po’ come riversare la mentalità colonialista – capitalista nell’alpinismo: spremo le risorse di un territorio fino all’ultima goccia e poi mi sposto da un’altra parte. Così abbiamo fatto nella conca di san Bernardino e, piano piano, sto facendo allo Julier. Quindi alla fine girovago con lo sguardo sulla carta e finisco per finire sempre sullo stesso punto, forse anche perché non ho voglia di impegnarmi troppo a scervellarmi: Lagrev, andremo al Lagrev. Il parcheggio vomita scialpinisti e, se fossero tutti italici, beh, non ci sarebbe nulla di strano ma quando le targhe iniziano ad essere più variegate viene da chiedersi come mai gli altri siano sempre in vacanza. In ogni caso, troviamo un buco nello spiazzo successivo dove lasciamo il Caddy per poi accodarci alla fila che risale il pendio. [continua]