Archivio per aprile, 2017

Sasso di Sengg: via Giuliana (Grigna, Lecco)

Posted in vie alpinistiche su roccia on aprile 14, 2017 by fraclimb

sabato 08 aprile

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Sono alla base della parete a scrutare verso l’alto la mannaia sotto la quale passeremo le prossime ore. Il Jag è andato a concimare da qualche parte mentre inizio a maledire la mia perversa voglia caiana di ficcarmi su vie all’avventura ma, soprattutto, le parole che devono aver definitivamente convinto il socio: “al massimo, tiro tutto io!”. Si, forse i chiodi!

Cerco quindi di godermi gli ultimi attimi in cui sono ancora certo di essere intero, gustando il fatto che questo primo tiro con partenza su diedro erboso (perchè il vegetale, chissà come mai, quando si caiana, non deve mai mancare) se lo smazzerà il Jag: perchè dovrei anticipare un patema che arriverà tra mezz’oretta? Così, mentre l’amico smartella a destra e a sinistra per piazzare la sosta, il sottoscritto si diverte a fare il ghiacciolo all’ombra con l’orologio che corre all’impazzata.

L’insieme di chiodo e friends che dovrebbe farci da sicura non sembra granchè ma è anche il massimo che si possa fare. Distolgo lo sguardo perchè non vorrei mai che la sosta si vergogni e decida di smontarsi e mi soffermo sull’insieme di blocchi incastonati che mi aspetta gongolante. Non sembra difficile ma devo assolutamente evitare di staccare qualcosa e piombare sulla sicura a cui è legato il Jag. Piazzo un friend e inizio a salire. L’interruttore scatta: le paturnie restano lì a fare compagnia all’amico mentre inizio ad assaporare l’ebbrezza di salire su una roccia che migliora ad ogni movimento aumentando l’aria sotto le chiappe e l’idea di farmi tutto da capocordata diventa un ulteriore stimolo per raggiungere la vetta.

Ultimamente devo aver raggiunto un particolare feeling con i camini. Sembra che mi piaccia fare il treno di cacca che scivola dentro contromano rispetto al percorso nel retto e, per di più, devo anche aver sviluppato una specie di radar perchè non avevo idea che anche qui ci fosse un bel colon da risalire! Sto quindi ammirando la base della prossima trappola, un diedro leggermente strapiombante che nasconde ciò che sta in alto, sicuro che il chiave sia all’inizio. Parto agguerrito a tirando alcune vascone mi isso oltre il tratto aggettante: o ho la super potenza o, evidentemente, l’inculata è più in alto! [continua]

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Rheinwald: Moesola (anticima, quota 2904, Grigioni)

Posted in scialpinismo on aprile 9, 2017 by fraclimb

domenica 26 marzo

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Sto per rientrare da Arco facendo ipotesi sull’orario di arrivo e, di conseguenza, su quello che farò domenica quando il Ricky mi scrive: “programmi per domani?”. La domanda è sufficiente per risvegliare il caiano che c’è in me anche se con certa preoccupazione sulla possibile sparata dell’amico: temo mi proponga qualcosa sul Grignone, solo che l’idea di partire ad un orario improponibile mi da quasi il voltastomaco. Inoltre non so come potrei reagire dopo il diedro Maestri. Ad ogni modo mi lascio catturare all’amo e attendo la proposta. L’idea è quella di fare il Chilchalphorn anche se non credo di reggere i suoi 1400 metri di dislivello, allora il mio lato sadico mi illude che potrò sempre alzare bandiera bianca e così la mattina mi ritrovo con sci e scarponi pronto a martoriarmi.

Piove. Mentre risaliamo per il Ticino, le gocce d’acqua lasciano il posto ad un compatto ammasso di nuvole. Ne sono quasi contento: magari salta tutto, facciamo dietro front e mi salvo da questa improbabile vetta; tanto più che l’idea di ripetere qualcosa che ho già fatto non mi da un grande stimolo. Ci infiliamo nel tunnel e aspettiamo l’evolversi degli eventi sul versante nord. È come lo Yin e lo Yang: da una parte il brutto, dall’altra il sole splendente! Mi è andata male! O forse no? Il pendio del Chilchalphorn si presenta infatti come un pascolo per le vacche: vai a capire cos’ha visto chi ha scritto la relazione su On-Ice! L’idea di spallare fa colare a picco ogni ambizione di vetta o, peggio ancora, di tentare il Lorenzhorn che ora pare raggiungibile come Marte. Così troviamo l’alternativa proprio alle nostre spalle dove il pendio si mostra nella sua candida veste con una cima un po’ più bassa e, soprattutto, non ancora raggiunta.

Mi trovo in una specie di limbo, a cavallo tra l’inferno di un crollo fisico imminente e il paradiso della forma smagliante; però tengo duro e cerco di restare dietro al Ricky. Superato il primo pendio, iniziamo quindi un lungo pianoro gibboso in direzione della vetta: una specie di cammello dalle gobbe infinite! Il massimo se si è sul punto di finire tra le fauci di Lucifero! [continua]

Piccolo Dain: diedro Maestri (valle del Sarca, Trento)

Posted in vie alpinistiche su roccia on aprile 4, 2017 by fraclimb

sabato 25 marzo

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Se il buongiorno si vede dal mattino, questa volta rischiamo di finire in mezzo ad un uragano! Siamo infatti ancora comodamente acciambellati sui sedili della Punto quando, forse annebbiato dall’astinenza da vetta, inizio a percorrere i tornanti che salgono verso Madonna di Campiglio come se per raggiungere l’attacco del diedro a livello del fiume che sprofonda nel fondo della gola, sia necessario, non si sa bene per quale principio fisico, puntare là dove indica il compianto Fiorelli. Fortunatamente mi desto rapidamente dalla trance caiana, volto il muso verso valle e raggiungo il parcheggio. Ma, come ho detto, vogliamo a tutti i costi finire tra le braccia della tempesta e così riusciamo a perderci anche lungo il breve avvicinamento solo perchè diamo per scontato che il sentiero debba trovarsi sullo stesso lato della parete; la geniale intuizione ci fa però solo sbattere contro uno sbarramento della strada e alcune cordate che ci guardano come extraterrestri a causa dell’immane carico che ciondola dai nostri imbrachi. A quel punto non ci rimane quindi che fare come Colombo con l’uovo: diamo un occhio alla relazione e proviamo a raddrizzare ciò che ha iniziato a crescere come il gobbo di Notre Dame. Scopriamo così che l’accesso è sull’altro lato del Sarca e, per raggiungere l’attacco, dovremo fare i funamboli su dei grossi cavi metallici. Considerando che vado d’accordo con la slackline come un ciliaco con il glutine, in questa manciata di metri d’avvicinamento ci sono già tutti i presupposti per una sana e vera lotta con l’alpe!

Prima però il trenino fantasma su cui ci siamo imbarcati ci propone un’altra inaspettata sfida: fare come Michael Phelps oppure affidarci ad un cavo d’acciaio che corre lungo una paretina verticale proprio sopra il torrente. A quel punto iniziano ad accavallarsi dubbi sull’impresa in cui mi sto per ficcare: mi viene quasi la tentazione di scendere dal vagoncino anche perchè a metà parete ci attende una bella colata bagnata che, da qui, sembra “facilmente” superabile ma, quando sarò lassù, sarà sicuramente responsabile di un’abbondante sgommata nonché di una serie di maledizioni contro la masochistica ambizione caiana. [continua]