Archivio per gennaio, 2019

Valle Ossola: Ghost (Vallese)

Posted in cascate on gennaio 29, 2019 by fraclimb

domenica 27 gennaio

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Sono sotto la cascata con il naso all’insù. Il flusso è povero ma, soprattutto, parecchio incontinente e io non ho portato né maschera nè boccaglio. Aspetto un attimo il Marco e poi lo informo che, salire per di là, sarebbe come scalare stando sotto la mitraglia di un vecchio senza pannolone. Per di più le possibilità di proteggersi mi paiono scarse quanto la neve che evidentemente si è dimenticata di fare visita da queste parti. Oppure, in quanto femmina, ha accumulato un evidente fantasmagorico ritardo. L’amico da un occhio e poi, lapidario, sembra sminuzzare ogni mia speranza di andare da qualche altra parte: “Per proteggersi non è un problema: basta andare via veloci!”. Ho un tuffo al cuore: mi toccherà fare torrentismo al contrario e per di più d’inverno? Ma poi il Marco da un occhio all’orologio e, dopo avercele messe, toglie le castagne dal fuoco: “Non mi pare però nemmeno l’ora della doccia”. Già: anche perchè non ho mica portato la crema emolliente nè il balsamo. Così per oggi evito l’esperienza del bagno rigenerante: giriamo i tacchi e andiamo a dare un occhio alla cascata all’estrema sinistra.

È tempo che, come dicono i francesi, levi un po’ di paglia dal culo così, visto che il flusso pare sufficientemente formato, prendo le viti e parto. Ovviamente scelgo la linea del coniglio all’estrema destra anche perchè al centro la cascata assomiglia alle tende a frange in ciniglia mentre a sinistra, beh, mi ricorda l’ambientazione per il ballo dei morti viventi. Rampone, rampone, piccozza; rampone, rampone, rampone, piccozza. Mi sento relativamente tranquillo: pare proprio che stia iniziando a capirmi con quegli aggeggi infernali che mi ritrovo ai piedi. Quindi arriva il momento del Marco e lui semplicemente si mangia il tiro come io una vaschetta da mezzo chilo di gelato. Poi l’istinto caiano ha il sopravvento e, visto che il flusso prosegue lungo un facile canalino, mi sento l’obbligo di puntare verso l’alto e così mi ritrovo ad affrontare il percorso dei marines al polo con passaggio tra albero abbattuto e ghiaccio e scavallamento di un paio di tronchi prima di accettare la dura realtà e cioè che proseguire non ha molto senso. [continua]

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Val Malenco: il Castello (Sondrio)

Posted in cascate on gennaio 26, 2019 by fraclimb

domenica 06 gennaio

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Il Jag ce l’aveva detto però noi andiamo comunque a darci un occhio, spronati anche dalla prestazione di ieri. E poi il sapore di una potenziale avventura mi lascia una certa acquolina in bocca così, lasciata l’auto alla seconda diga di Campo Moro, iniziamo l’avvicinamento verso la cascata dei Geroni. Non ci vuole molto perchè il vento che scende da nord inizi a frenare il nostro incedere ma soprattutto che la cascata diventi chiaramente visibile. O forse sarebbe meglio dire ciò che è formato del flusso: la colata infatti appare ancora troppo magra, a tratti una striminzita linea ghiacciata che, almeno dalla nostra posizione, pare difficilmente salibile: non ci resta che fare dietro front e dirigerci verso la cascata di Castello.

Alla nuova colata non troviamo nessuno così, da buoni conigli, possiamo accaparrarci la sezione più facile e iniziare la nostra opera distruttrice. Parte il Walter e quando lo raggiungo il mio commento è lapidario: “Che sport del cazzo!”. Non che mi senta completamente insicuro ma padroneggiare la situazione e soprattutto il binomio scarpone-rampone è sicuramente un’altra cosa. Nonostante tutto, afferro la mia buona dose di viti e parto per la lunghezza seguente: finchè il ghiaccio è appoggiato, tutto fila liscio ma appena questo inizia ad impennarsi mi avvinghio alle picche come se l’attività consistesse in una sequenza di trazioni che ti portano verso l’alto. Piazzo due chiodi a mezzo metro uno dall’altro, provo ad alzarmi e poi cado. Oddio, parlare di volo è un eufemismo: diciamo che praticamente mi appendo all’ultima protezione ma almeno so che le viti tengono! “Piedi di merda”. Poi ci penso un po’ su: “Forse però dovrei smetterla di usarli come avessi le scarpette…”. Già perchè tendo ad accarezzare il ghiaccio con i ramponi, mica a prenderlo a calci e cercare di aprirlo come una scatola di sardine. “… In effetti…” è il laconico commento dell’amico. “Forse devo picchiare di più”: ho scoperto l’America, non c’è che dire! [continua]

Val Masino: cascata a sinistra della Seconda Cascata dell’Oro (Sondrio)

Posted in cascate on gennaio 16, 2019 by fraclimb

sabato 05 gennaio

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Casco dal sonno, o meglio: dovrei cascare dal sonno. Invece mi sento stranamente e insolitamente arzillo. Poi, sono certo, arriverà il momento in cui il mondo mi crollerà addosso e allora inizierò a precipitare, a cascare inesorabilmente verso il basso. Intanto mi tolgo lo sfizio di farmi portare a fare cascate dal Walter, a vedere se sarò in grado di fidarmi dei piedi. Già, a proposito di piedi e ramponi, proprio mentre preparo lo zaino mi è sorto un dubbio viscerale: ma non è che le punte dei ferri debbano essere affilate? Le tocco con la punta della dita e mi paiono come le forbici dell’asilo. Oddio! E adesso come faccio? Ne parlo con Walter; lui osserva le lame e poi, tagliente, mi risponde che, si, non sono proprio messe bene ma lui scalava con punte ancora più arrotondate. Ottimo! La mia autostima casca dal 10° piano: allora sono proprio io ad essere impedito cronico! Ora però me la devo giocare e confido sul fatto che le cascate dell’Oro non dovrebbero essere super impegnative e che, essendo la prima uscita della stagione, è più che giustificabile volare basso e poi c’è la legge del trapasso: una volta tocca a me e una volta tocca a te. Non che voglia fare il turista a rimorchio ma tornare stagista non mi farebbe poi così male.

Passiamo così sotto la prima cascata che incontriamo, ci diamo un occhio ma conveniamo che non sia adeguatamente formata (per lo meno per il nostro occhio alquanto inesperto) e poi siamo sicuri non sia nemmeno tra quelle citate dalla guida. A volte però sarebbe opportuno dare un occhio al sitodiriferimento e sciogliere così ogni dubbio ma, ovviamente, l’idea non ci sfiora nemmeno l’anticamera del cervello. Alla cascata successiva troviamo una cordata ma quella, stando alle nostre capacità deduttive, è la prima cascata dell’Oro, attualmente un obiettivo troppo ambizioso, da gente forte. Puntiamo così a dare un occhiata alla colata in mezzo alla valle, la quarta cascata ma alla fine facciamo ancora i conigli con la scusa che di ghiaccio ce ne sia poco e rivolgiamo le nostre attenzioni al flusso a sinistra di quella che riteniamo la prima cascata e, se la matematica di seconda elementare non ci inganna, dovrebbe appunto essere la seconda cascata dell’Oro. [continua]

Val Masino: sentiero Roma in invernale (Sondrio)

Posted in scialpinismo, vie alpinistiche su ghiaccio e/o misto on gennaio 9, 2019 by fraclimb

giovedì 27, domenica 30 dicembre

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Il vento ulula e soffia gelido sferzandomi il volto. Un turbine di neve simile ad aghi mi colpisce con ferocia mentre il cappuccio della giacca sembra un cartonato. Eolo sbuffa. No: quello sono io sul tratto finale del canale verso il passo del Ferro o come diavolo si chiama. Mi volto e faccio il pollice verso a Caterpillar Thomas e Cavallo Pazzo Andre: “torniamo indietro!”. La tempesta picchia duro e gli sci sullo zaino sembrano la vela di un deltaplano. Dietro però pare la pensino diversamente: Cavallo Pazzo Andre corre infatti lungo gli ultimi metri e poi si tuffa a sinistra verso la sella entrando clandestinamente in Svizzera: “oltre la cresta saremo al riparo dal vento!”. Non ci credo minimamente e sono stanco e stufo di questa avventura. Sarebbe la terza volta che alzo bandiera bianca in questi 4 giorni ma oramai dovrei aver capito quanto l’amico sia caparbio. Caterpillar Thomas lo segue come fosse al Mezzalama, giù di corsa per il ghiacciaio della Bondasca fino ad uno sperone roccioso dove la furia dei due folli si arresta insieme alla violenza della tempesta. Non posso che trascinarmi verso il riparo guardando inorridito quello che dovrebbe essere il passo di Bondo, l’unico punto in cui sembra si possa ritornare sul suolo italico, in val Porcellizzo. Sono 4 giorni che ravaniamo e saranno almeno 15 anni e 4 tentativi andati a male che inseguo questo obiettivo, il sentiero Roma in inverno ma se non fosse per la determinazione di Cavallo Pazzo Andre e per la forza di Caterpillar Thomas, Cavallo Goloso Fraclimb sarebbe probabilmente a pascolare in qualche falesia.

Giovedì partiamo in 5, insieme a noi ci sono Gughi il Giovane e Gabri il Pacato Inconsapevole (non che gli altri avessero propriamente chiaro ciò a cui si sarebbe andato incontro). Riusciamo a lasciare una macchina dove era caduta la frana e poi, caricati gli zaini che sembrano i basti dei portatori da spedizione himalaiana anni ‘50, ci avviamo verso Predarossa. Sopra lo Scotti iniziano i cazzi amari e soprattutto una nuova disciplina, lo sci da legna. Già perchè la strada è totalmente ingombra di abeti, una montagna di aghifoglie che dobbiamo scalare per poter guadagnare quota. Poi finalmente arriviamo alla Ponti e ovviamente dobbiamo spalare per liberare l’ingresso del bivacco, una suite simile ad una stamberga decadente con un tavolo in stile arte moderna formato da un tavolaccio che balla la samba sopra una pila di mattoni e sei brande che pare abbiano subito l’assalto di altrettanti lottatori di Sumo. [continua]

Val Malenco: pizzo Cassandra (Sondrio)

Posted in scialpinismo on gennaio 4, 2019 by fraclimb

sabato 15 dicembre

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Fuori fa freddo ma avrei pensato peggio, il fatto però è che dentro la temperatura sia praticamente uguale nonostante il fornelletto lavori alacremente per sciogliere la neve. Di effetto stalla praticamente manco a parlarne visto che l’unico asino presente è il sottoscritto; non mi resta quindi che starmene imbacuccato nel super piuminazzo alla Kammerlander in attesa che il risotto venga pronto per poi tuffarmi tra le braccia di Morfeo non prima di essermi portato al calduccio del sacco a pelo anche la maglietta usata per arrivare alla Porro, ora ridotta ad un cartonato congelato!

Sto guidando un pullman lungo una discesa piene di curve. I freni rispondono male e l’automezzo, fortunatamente vuoto, sfugge incontrollato lungo il nastro d’asfalto. Davanti un’auto cerca invano di sfuggire al mio folle inseguimento senza però distanziare il torpedone che rimane a pochi centimetri dal suo bagagliaio. Sulla destra il dirupo si apre come un’enorme cicatrice. Non ne vedo il fondo ma non sono nemmeno interessato a scorgerlo, gli occhi incollati alla strada mentre il pullman corre incontrollato sempre più velocemente. Poi mi manca l’appoggio. Scivolo. Porca put…! Sono intrappolato: la spalla sinistra sbatte contro il freddo pavimento mentre i due materassi impilati su cui dormivo sono come una cornice che slabbra oltre la rete del letto.

Alle 7 sono fuori a prendere freddo (ma tanto dentro è uguale tanto che nell’acqua della borraccia galleggia un iceberg che non si scioglierà per tutta la giornata!), il cielo ancora nella sua veste notturna mentre lentamente si avvicina la luce dell’alba. Conosco il percorso abbastanza bene: fino all’inizio del ghiacciaio dovrei essere relativamente sicuro, poi vedrò come sono messi i buchi. I legni scivolano silenziosi mentre batto la traccia finché sotto il manto nevoso scorgo i segni di quello che potrebbe essere un crepaccio. Mi fermo: studio la situazione spostandomi a destra e poi ancora finchè alla fine passo. Non succede nulla.

Sulla terminale, fortunatamente riempita da uno spesso strato nevoso, non ho problemi e così arrivo alla sella dove finalmente riesco a incrociare i timidi raggi del sole; ma è solo un attimo perchè poi mi infilo ancora sul lato oscuro della montagna prima di guadagnare definitivamente la cresta che mi porta in vetta. Intorno è un susseguirsi di montagne innevate: sono totalmente isolato e solitario, disperso in un oceano di picchi e cime mentre il ghiacciaio appena superato appare tormentato dalle cicatrici dei crepacci. [continua]