domenica 24 giugno
Sono in odore di Piolet d’Or. Il problema è che ho altre 3 cordate del corso base che gareggiano con la nostra impresa: la via del Cavolo. Già perchè sabato alla ricerca di una linea tranquilla sopra Gardeccia finisce che ci infiliamo sulla struttura sbagliata facendo assaggiare un po’ di alpinismo esplorativo ai malcapitati allievi. Credo che nemmeno agli albori della mia brillante carriera caiana abbia mai sbagliato parete! Alla fine, grazie al fiuto da cordata Cassin-Ratti, tiro fuori una linea facile e, fatta salva un’uscita su sabbia e ghiaia, con roccia che non tende a smontarsi come un mobile Ikea mal assemblato. Domenica però devo ripigliarmi dai traumi post impresa e così provo ad accaparrarmi un paio di allievi per una salita che non mi spremi come un’arancia ma gli altri istruttori fanno orecchie da mercanti e io mi ritrovo insieme a Marco alla volta dello spigolo Abram. Non so nulla della parete né, tanto meno, della via se non quanto ho reperito dalla relazione così il Denny mi spara due dritte, giusto per spiegarmi dove si trovi l’attacco evitandoci così di finire sullo spigolo sbagliato. Infatti, non ancora scaldate le gambe col breve avvicinamento, i 4 adepti si rendono rapidamente conto con quali squinternati semi-istruttori siano in giro visto che, mentre il sottoscritto punta alla linea sulla destra della parete, Marco è esattamente del parere opposto. Sfruttando allora la mia abile arte retorica ciceroniana, riesco a convincere il drappello a seguire ancora una volta il mio istinto sebbene sulla mia meta non scommetterei un Euro!
Ora i nodi possono finalmente venire al pettine: il subdolo lavoro da psico-terrorista operato dal Marcello produce infatti i suoi frutti. Inizio infatti a pensare non tanto al tiro d’artificiale quanto alle fessure di V che lo precedono e a come abbiano sconvolto altri pretendenti che, si racconta, siano usciti sconvolti e spremuti come dopo un passaggio in centrifuga: riuscirò a passare indenne da questa ennesima prova? D’altra parte provo a instillarmi un po’ di fiducia convincendomi che quei passaggi non potranno essere più duri delle fessure della Cassin alla Trieste né, tanto meno, dovrei dimenticarmi della prestazione su Panorama su Forzo. Eppure il dubbio resta e solo quando alzo le chiappe sopra la sosta del secondo tiro finalmente dissolvo ogni nebbia. Poi la vera maestria del capocordata arriva al quinto tiro. [continua]