Melloblocco e dintorni

giovedì 8, venerdì 9 maggio

IL BOULDER. Giovedì accompagno il Clod e Massi allo stage a Gajum, per poi raggiungere la mitica valle. Con me ho il crash, giusto per passare la giornata su qualche bel blocco vicino al torrente. La mia dimestichezza con quest’attività è piuttosto scarsa, ma ho voglia di entrare già nella mentalità Melloblocco! E così adocchio un bel masso (forse il 2) e comincio a provare su un muro leggermente appoggiato a tacchette. Mi alzo da terra, ma la distanza col materasso sembra siderale e quindi torno sui mie passi. Provo lo spigolo sulla destra e mi viene (5?). Mi sposto quindi sul lato strapiombante a provare qualche linea in traverso: non ho alcuna intenzione di allontanarmi troppo da terra, soprattutto considerando che non c’è nessuno che para! Adocchio una linea con un crux a metà: buona tacca per la sinistra, tallonaggio di destro e bloccaggio, quindi ottima presa per la destra. Provo un po’ il passo e mi viene, ma non riesco a metterlo insieme al resto della linea. Mi riposo e, finalmente, all’ultimo tentativo mi riesce (6a?)! Il percorso dovrebbe essere il C, ma io non sono partito da seduto. Ritorno quindi sul lato verticale e, dopo alcuni tentativi, riesco a chiudere la linea: equilibrio su piccole tacche.

Venerdì mattina ci svegliamo comodamente e, dopo una lauta colazione a base di biscotti, decidiamo finalmente di assaggiare la roccia della Valmasino. Il popolo del Melloblocco ha già occupato i boulders, ma noi non abbiamo particolari esigenze ne’ ambizioni: ci basta trovare e provare qualche linea abbordabile! Siamo un bel gruppetto, ai già citati Clod e Massi si aggiunge il gruppo di Edolo: Rufus, Guido, Andrea, Ambra, Michele (amico del Guido) e Francesco (un ragazzo di Roma che si è aggiunto al campeggio). Raggiungiamo l’area blocchi prima di S. Martino, sulla sinistra della strada (area La Collinetta): una miriade di crash circondano i massi, mentre nuvole di magnesite si levano come segnali di fumo; la zona strabocca di climber, tra i quali riconosciamo alcuni big (Brenna, Nardi…) e la leggenda Merizzi. Adocchiato un blocco, provo a salirlo, riuscendo al primo tentativo: forse ho tagliato un pezzo della linea o semplicemente ho individuato uno dei pochi abbordabili, perchè l’impresa mi sembra inverosimile. Ci spostiamo tentando un 6b (così ci viene riferito), ma dopo numerosi tentativi rinunciamo. Alla fine riesco a chiudere una linea facile (5), giusto per poter affermare di aver completato qualcosa.

FOLLIA O IMPRESA? Il Clod l’aveva proposto qualche settimana fa: perchè non salire qualcosa in notturna durante il Melloblocco? Detto e fatto! Così, dopo le salite nella bella stagione, le invernali, le RP, le OnSight e le solitarie, mancava forse una salita di una via in notturna! Scegliamo un facile obiettivo: Uomini e Topi alle Placche dell’Oasi, una via di 7 tiri praticamente improteggibile sul IV grado, con variante di V/VI. All’impresa, oltre a me, Clod e Massi partecipa il giovane Michele. Partiamo dal campeggio intorno alle 21:00 e alle 21:20 siamo al Gatto Rosso, dove cominciamo l’avvicinamento. L’andatura è tranquilla: siamo venuti per arrampicare di notte e stiamo proprio aspettando il buio. La luna è ridotta a uno spicchio, un lumicino nel cielo stellato, che certo non giova alla situazione: ma noi cercavamo l’oscurità, per cui… Alle 22:30 attacchiamo la via: non abbiamo avuto alcuna difficoltà a raggiungerne l’inizio e per il proseguio contiamo sulla buona memoria del Clod e di Massi che qualche settimana prima ne avevano completato la salita. Le difficoltà, però, non tardano a legarsi alle nostre corde. Io e il Clod, che proseguiamo quasi appaiati, ci troviamo in mezzo ad un mare di placche scure, abbiamo qualche vago punto di riferimento, ma non riusciamo a scovare la sosta per recuperare i nostri compagni. Le frontali cercano d’illuminare la lastra rocciosa, ma dobbiamo girovagare a lungo prima di trovare l’anello di sosta. Decidiamo quindi di formare un’unica cordata, per lo meno lungo i tiri più impegnativi. Il tiro successivo non presenta difficoltà d’orientamento e viene risolto da Michele, quindi con un altra breve lunghezza raggiungo l’albero per la calata che permette di proseguire lungo gli altri 4 tiri. Optiamo per la variante di VI, dove sorseggio un gustoso e fresco cocktail a base di adrenalina pura: proprio sul passo chiave la scarpetta decide di scioperare e così mi trovo a scivolare sulla placca per circa mezzo metro, quando la suola riprende a fare il suo dovere bloccando la scivolata. Ho perso diversi millimetri di mescola, ma meglio quella che le caviglie dopo aver impattato col suolo! Riprendo immediatamente fino alla sosta dove recupero gli altri 3. Saggiamente il Clod aveva procurato della starlight che applichiamo alla catena, così da facilitarcene il ritrovamento durante la discesa in doppia. Senza alcun intoppo, raggiungiamo il culmine della struttura e la fine della via: sono le 2:20 di venerdì e la nostra follia si può quasi dire conclusa. Con quattro doppie, un ravano nel bosco e una lunga camminata per la Valle, ritorniamo all’auto e da qui al campeggio, entrando in tenda alle 4:00!

IL REMENNO. Venerdì pomeriggio (dopo che l’acqua per la pasta si è degnata di bollire) decidiamo di spostarci alla falesia del Sasso Remenno per salire qualche tiro. Ci portiamo sulla parete Ovest, dove corrono le linee più facili (con noi ci sono diverse neofite) e anche la fessura Budino che voglio salire proteggendomi. Faccio incetta di friends (più che un mono-tiro, sembra quasi che mi attenda una big-wall!) e attacco la linea: alternando la faticosa ma efficace Dulfer a qualche incastro riesco ad arrivare quasi in sosta, quando mi accorgo di aver terminato le misure utilizzabili! Il timore di dovermi calare quando manca poco all’uscita, mi fa tentare uno spostamento a destra, dove sfrutto un buon appoggio per il piede e quindi riesco a concludere la fessura!  Ho raggiunto la sosta con qualche resting all’attivo e una fila di ben 8 friends dietro di me! Con più dimestichezza, ne possono bastare 5 o 6. Io ho utilizzato le misure tra 0.5 e 3 BD (raddoppiando quelle medio-grosse). Sono stanco ma soddisfatto per questa linea che è decisamente più dura delle fessure di Luna e Self Control, anche se ottimamente e completamente proteggibile. Su invito del Guido, provo Koscierlitz (6c+): continuità su spigolino a tratti leggermente strapiombante, a destra delle vie facili. Avevo già tentato la linea in altre occasioni, ma senza raggiungere la sosta che, dopo alcuni resting, riesco ad agguantare. Le protezioni non sono proprio “ascellari”, ma le prese (seppur distanti) sono sempre discrete e non mancano i riposi. Provano con la corda dall’alto anche Guido, Andrea e Clod, ma non vengono a capo della linea. Riparto nuovamente da primo, ma con le coppie già posizionate: grazie a questo vantaggio e al fatto di “conoscere” il tiro  arrivo all’ultimo resinato senza appendermi alla corda. Ma all’uscita manco una presa e quindi ritorno sui miei passi arrampicando: non riuscendo però a risistemarmi, scivolo, appendendomi così alla corda. La RP salta e con essa anche il mio entusiasmo e pregustata felicità! Dovrò tornare a chiudere il conto con questa via!

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