Grignetta: Marinella, Chiappa-Mozzanica e Lecco
domenica 27 luglio
Per rimanere nel clima avventuroso della settimana, ho in mente di salire una via alla torre Costanza. Mentre l’auto arranca sui tornanti per i Resinelli, espongo la mia idea a Lorenzo e Cece. Subito, Lorenzo si mostra dubbioso: il tempo è incerto e il canale d’accesso alla struttura non è banale e certamente se dovesse piovere la situazione si farebbe poco piacevole. Non ha tutti i torti e quindi optiamo per il più facile avvicinamento ai Magnaghi. Ho già in mente cosa salire!
La grignetta è già avvolta in una cappa grigiastra che non promette nulla di buono, ma il tempo dovrebbe tenere, per lo meno fino al pomeriggio. Cece, con il suo ritmo indiavolato, ci permette di guadagnare rapidamente il canalone Porta e da qui il lato W del Sigaro. Ci fermiamo per valutare il da farsi: le nuvole ricoprono i torrioni, ma io sono comunque dell’idea di tentare. Saliamo quindi lungo il canalone, costeggiando la parete NW del Magnaghi Meridionale fino all’attacco originale della via Marinella, il nostro obiettivo. Ci imbraghiamo e saliamo il canale che, costeggiando il Magnaghi, conduce alla forcella del GLASG. Superato un facile salto ci troviamo su una cengia da cui parte la Chiappa-Mozzanica (Magnaghi Centrale, nome alla base): ci spostiamo quindi a destra raggiungendo l’inizio di Nastassia Kinsky e quindi la S1 della Marinella. Il primo tiro, a detta della guida, è infatti sconsigliato ed è preferibile aggirarlo: si svolge lungo una fessura spesso umida sul V che necessita l’uso di protezioni veloci.
Mi lego e inizio la scalata. Seguo la variante Gogna (dal momento che il secondo tiro originale non è stato più ripreso): tratto in placca fino a un diedro-fessura sulla destra che si risale fino a superare un muretto leggermente strapiombante (V+ protetto a chiodi, con partenza cattiva). Si raggiunge quindi un diedrino alla cui base si trova una sosta su chiodi; proseguire lungo il diedrino fino a un’altra sosta su chiodi sotto uno strapiombino (VI/VI+ obbligato). Da qui si traversa verso sinistra (chiodi con cordoni) fino a raggiungere la sosta su catena di Nastassia Kinsky, dove ci si ferma (6a). Il secondo tiro contiene il tratto chiave della via. Parto diritto verso il primo resinato della via sportiva; in realtà la Marinella passa poco più a sinistra, in una specie di diedrino un po’ più facile, congiungendosi comunque al resinato. Da qui su placca compatta (6a obbligato) si traversa verso destra in direzione di alcuni chiodi: il passo è delicato e in traverso, quindi impegnativo anche per il secondo di cordata. Si prosegue poi un po’ più facilmente fino alla sosta su catena. Con il terzo e ultimo tiro si raggiunge la sommità del torrione: dalla sosta ci si sposta verso sinistra salendo un diedrino fino a un tettino che si supera (VI). Da qui per via più facile si raggiunge la sosta conclusiva (V). Dalla sosta di partenza è anche possibile spostarsi a destra, per poi rientrare verso sinistra proprio sopra il tettino. Dalla sommità del torrione, ci si sposta poco più a sinistra, raggiungendo l’ultima catena di Nastassia, da cui è possibile scendere con una sola doppia (due corde da 60m) fino alla cengia. Per ripetere Marinella, possono tornare utili friend piccoli e tricam, eventualmente qualche dado e un martello per ribattere i chiodi (noi li abbiamo trovati comunque in buone condizioni); sono necessari una dozzina di rinvii.
Questa via presenta un percorso decisamente moderno per la tipologia di tracciato, difficilmente proteggibile e che presenta i tratti più delicati su placca. Mentre salivo, mi sono spesso chiesto cosa avesse fumato Panzeri prima di iniziare la scalata, anche perchè, mentre ora alcuni passi si risolvono tirando i chiodi già infissi, lui li ha dovuti posizionare!
Poichè il tempo sembra tenere, decidiamo di salire anche la Chiappa-Mozzanica e quindi cedo il comando della cordata, che fin’ora avevo condotto, all’impaziente Cece. Inizia quindi la sua salita veloce e sicuro fino a raggiungere la sosta; l’arrampicata, decisamente divertente e su roccia monolitica, è protetta a fix e, se si è sicuri su queste difficoltà (V e un passo di VI- sul secondo tiro), non richiede integrazioni. La via sale sostanzialmente lungo la verticale; le soste sono costituite da due resinati da collegare. Anche la lunghezza successiva viene superata senza problemi: il passo difficile è subito all’inizio, ma comunque ben protetto. Poi un tiro decisamente più facile conduce in cima al Magnaghi Centrale.
Da qui abbiamo proseguito verso la forcella del GLASG, fino alla base della Lecco. Per completare il trittico di capo-cordata, mancava solo Lorenzo che quindi si è proposto come primo, salendo rapidamente il primo tiro della via. Da qui abbiamo salito la favolosa placchetta di IV che mi aveva fatto penare non poco al corso base di alpinismo nel lontano 2002! Poi con altri due facili tiri abbiamo raggiunto la cima del Magnaghi Settentrionale e, ripreso l’insidioso canalone Porta, siamo ritornati all’attacco oiginale di Marinella, dove avevamo lasciato gli zaini. Le nuvole intanto iniziano a lasciare cadere le prime gocce di pioggia, bagnando così la roccia e rendendo un po’ più delicata la discesa verso la macchina.
giugno 6, 2009 a 7:19 PM
La via Marinella è una via stupenda…ma non penso tocchi il VII..
giugno 8, 2009 a 7:55 am
No, infatti: io parlo di 6a, cioè VI+!