Valle del Livrio: pizzo Meriggio (Sondrio)
domenica 26 febbraio
Non sono particolarmente in vena di scialpinismo e, a dire il vero, questa è una sensazione che mi accompagna già da diversi weekend così, quando fermiamo le auto davanti ad un pascolo giallo, l’istinto sarebbe quello di fare dietrofront e andare a cercare dove mangiare un bel piatto di pizzoccheri. Eppure, parafrasando qualcuno, “è giorno di lavoro e questo ci tocca!”: sci in spalla (quello che i francesi chiamano “portage”) e ci avviamo alla caccia di quella cosa bianca e fredda che gli antichi chiamavano neve. A dire il vero non camminiamo molto prima di trovarne un quantitativo sufficiente a far scivolare i legni tra un sasso ed una zolla d’erba. Neve tritata, pressata dall’infinito passaggio di mandrie come la nostra con tanto di cerchi blu per segnalare ai corridori della scorsa settimana la presenza di ostacoli. Forse, se avessero segnalato la neve, si sarebbe fatto prima e intanto continuo a chiedermi perchè diavolo non siamo dirottati verso un piatto di polenta e cervo. Poi la strada sparisce, non si sa bene come, e noi finiamo, branco di pecoroni, a infrattarci nel classico bosco orobico che nel giro di due minuti si impenna come una rampa da motocross. Ne usciamo vivi, riprendiamo la stradina e poi ancora su mentre dall’alto qualche timido fiocco arriva a farci compagnia. Evvai che poi si scende nella polvere! La prossima volta potrei raccoglierne un po’ dai mobili di casa così da portare il mio contributo! Il Meriggio se ne sta lassù a osservare il mare di nuvole che sembra foriero di chissà che ma che alla fine si rivelerà poco più di un pallone gonfiato. Superiamo il crinale (per altro uno dei pochi tratti di cui mantengo memoria rispetto la precedente esperienza preistorica) quindi l’ultimo pendio e poi siamo in vetta. [continua]
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