Mesolcina: piz de la Lumbreida (Grigioni)

domenica 18 febbraio

Picchio lo scarpone contro la neve ma qualcosa non va. Guardo in basso e il rampone penzola dalla caviglia col suo laccetto bicolore. Merda! Fortuna che dopo il Breitstock l’avevo anche regolato! Vado avanti come lo storpio, confidando che, tirando calci come fossi uno zappatore in una partita a pallone, lo scarpone si crei lo spazio sufficiente per restare appiccicato alla parete. Muovo quindi un po’ di passi e poi un altro rumore metallico mi fa saltare per un attimo i nervi. Guardo lo scarpone destro: anche lì ho un nuovo pendaglio coi denti ferrati! Merda al quadrato! Il primo pensiero è che dovremo tornare indietro: o forse io dovrei farlo, la Laura potrebbe proseguire, superare i pochi metri che ci mancano, farsi abbracciare da Quintino e dagli altri padri baffuti del Caianesimo e quindi ritirare il pacco aggiornato di bollini. Io me ne staro più in basso a rodere e maledire la coppia di ferri che, almeno in questo momento, hanno finito di spassarsela col sottoscritto: appena a casa, penserò a come rifilarli a qualche allocco. Poi però c’è l’esame di coscienza, il momento della messa in discussione: perchè dovrei fare abbracciare la mia ragazza da una schiera di vecchi bavosi arrapati? Saranno pure i Padri Fondatori ma c’è un limite a tutto! Così mi metto a fare il mulo (che mi viene anche bene): cocciutaggine e calciate vigorose sono due caratteristiche imprescindibili, finchè mi trovo davanti ad un saltino impestato tra roccia e neve ghiacciata. Forse potremmo anche superarlo ma poi in discesa? Provo immediatamente a sinistra ma nulla: la neve verticale e inconsistente crolla sotto il mio dolce peso e, a momenti, rischio di fare strike con la Laura. Mi guardo attorno e la soluzione viene fuori perchè una scappatoia di solito la si trova sempre, a volte basta solo ingegnarsi. Torniamo indietro di una manciata di metri e poi iniziamo a traversare a destra. Il traverso è un po’ sempre la soluzione di tutto: la storia caiana lo insegna! Ora la via per la cima è spianata: risaliamo il pendio soprastante, poi le ultime roccette e quindi ancora neve dura ma, fortunatamente, appoggiata. E pensare che l’idea del Lumbreida è stata da un lato l’alternativa ad una cima in Valtellina che ha perso la partita perchè “si sa quanto tempo ci vuole ad arrivarci ma mai quanto se ne impiegherà per tornare a casa” e, dall’altro, l’opportunità per chiudere i conti dopo l’Uccello. [continua]

Lascia un commento