Hautes Alpes: Ceüse (Provenza-Alpi-Costa-Azzurra)
giovedì 2, sabato 4 giugno
Il momento della partenza non arriva mai. Sono da Cece ed entrambi scalpitiamo in attesa del Teo: “Potrei arrivare verso le 20/20:30…” I puntini di sospensione non vanno mica bene: sono le 9 passate e del trentino manco l’ombra. Picche e ramponi ci guardano sconsolati, dall’altra parte una montagna di rinvii e scarpette che sembra di essere nella cantina di un formaggiaio. L’idea è quella di andare a Ceüse, poi zona Briancon per fare una via (Cece come al solito ne ha sparate una mitragliata, una più bella e caiana dell’altra) e magari puntare al Verdon dove però rischieremmo di liquefarci o lessarci a puntino per i gipeti. Poi finalmente il rombo del motore ci sveglia dal nostro rimbecillimento, stipiamo la macchina e via, si parte. Destinazione: pizzeria a 2 chilometri perchè il rumore era quello del mio e dello stomaco del Teo. Morale? Alla bettola zona Briancon arriviamo oltre l’ora delle streghe: mi aspetto il cigolio del triciclo di Shining sbucare dal gomito del corridoio ma nulla mentre la moquette anni ‘70 smorza il calpestio dei nostri passi. Nessuna coppia di gemelle in vista: sbarriamo la porta della camera e ci infiliamo sotto le coperte. Quest’anno la coppia ricchiona la facciamo io e Cece, il Teo invece se ne sta nel suo lettino. La mattina ci svegliamo integri nei nostri letti: niente Hostel o robe del genere così mi adopero per fare strage della colazione, meglio abbondare perchè potrebbero arrivare giorni di magra. E poi via: breve sezione di rally al lago di Serre-Poncon per testare la guida del Teo e le sospensioni del Duster che nella polvere si muove a suo agio (il tutto per svicolare una manciata di chilometri di coda), ci perdiamo tra le case di Gap e poi rischiamo lo stesso copione tra le stradine sotto la mitica falesia di Ceüse ma il “magnifico” (cioè Fraclimb) si ricorda ancora dell’altra volta (forse perchè sono passati meno di due mesi) e alla fine ci troviamo al parcheggio. Il primo giorno è dedicato a riscaldarsi e prendere le misure del sentiero. Ah, certo, poi anche della roccia e della chiodatura, infatti mi fanno sparare su per un 7a/7a+ senza il paracadute e dove agguanto la sosta con le mutande dello stesso colore del pannolino del mio nipotino. C’ho ancora il cuore che batte all’impazzata a pensare al movimento verso la ronchia finale con l’ultimo fix che mi fa i segnali di fumo per farsi vedere. E poi andiamo a caccia. Non di gnocca perchè i due amici non possono e io non sono capace. Andiamo a caccia del posto dove passare la notte: scoviamo un simpatico chalet, ottimo per passare la serata col soggetto femminile di cui sopra ma noi ci sappiamo accontentare. Abbiamo la ciambella di Ceüse davanti agli occhi: cosa si vuole di più? La gnocca ma meglio accontentarsi. Poi il tipo della fattoria ci offre tre birre, io la prendo per non fare il maleducato e me la scolo. Di norma sono praticamente astemio, figurarsi l’effetto dopo una giornata a tirare tacche e con lo stomaco che fa come la particella di sodio nell’acqua Lete. [continua]
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