Val Bedretto: Gerenpass (Ticino)

sabato 09 marzo

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Ora ho ricevuto il pacco pure da mio papà e, a metà settimana, da mio fratello: quest’ultimo con la scusa che avrebbe avuto un po’ di cose da fare, il primo sostenendo che le previsioni diano brutto e che noi si cammini troppo forte. Poi anche il Gughi mi lascia da solo e io resto col cerino in mano a ciondolare tra la Mesolcina e la val Bedretto. Alla fine punto a quest’ultima con grandi ambizioni di raggiungere il poncione di Maniò e magari (perchè no?) pure il Chüebodenhorn ma più entro nella valle e più inizio a pensare che ci debba essere qualcosa di sbagliato con le previsioni. Forse che siano come il dizionario di greco su cui erano stampate traduzioni diverse da quelle degli altri? In lontananza infatti, proprio dove dovrei salire, un ammasso di nuvole grige ricopre le cime eppure il parcheggio è come quello del supermercato la vigilia di Natale tanto che mi tocca lasciare l’auto poco più in basso, allo skilift delle Micro Machines.

Sono da solo e quindi parto a mille. Non ho la più pallida idea perchè, per forza di cose, si debba verificare questa equazione, fatto sta che è sempre così: l’acido lattico poi inizia a girare tra i muscoli che, a strizzarli, potrebbero produrre un ottimo frappè. Al pianoro sotto la Piansecco riesco finalmente a riprendere il controllo della situazione e, soprattutto, ad avere la consolazione di non essere l’unico folle: entro così in modalità Super Mario e la cinquina di scialpinisti diventa il primo gruppetto di monetine da racimolare per passare al livello successivo. A metà pendio supero l’ultimo: plin! Poi salgo ancora un po’ e, alla prima inversione del quartetto, esco dalla traccia, salgo per il pendio e plin!, plin!, plin! Altri 3 sacchetti passano nelle mie tasche. Il quinto è nel mirino e, dopo pochi metri, passo pure lui. Così guadagno un’altra vita. La coppia davanti la raggiungo dove il pendio si fa meno ripido e poi inizio a salire un po’ a naso visto che tra nuvole, vento e neve tutto pare uniformemente grigio. L’unica certezza è che, facendo fatica, sto certamente salendo. Al piccolo pianoro soprastante trovo la cassa dei pirati: supero un gruppetto che ha alzato bandiera bianca e passo al livello successivo. Ora la fila di altri scialpinisti appare come una sequenza di punti scuri su uno sfondo bianco sporco. Praticamente è come se guardassi lo schermo del mio cellulare in modalità risparmio energetico avanzato. [continua]

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