Sasso Cavallo: via degli Amici (Grigna, Lecco)
lunedì 02 ottobre
Quando settima scorsa Luca mi scrive con due parole “Sasso Cavallo?”, elaboro rapidamente le possibili cause di morte e, non individuandone alcuna evidente, rispondo “ok, per fare cosa?” “via degli amici”. Sono a posto: il Luca vorrà tentare la libera; do un occhio alla relazione e scopro che su ogni tiro c’è almeno l’A2 e quindi mi metto nell’ottica del passeggero assicurante sicuro che dopo il mio passaggio la linea potrà essere gradata V e A4! Così inizio a focalizzare e metabolizzare l’obiettivo finendo però col farne indigestione esasperando il mio già labile equilibrio psichico tanto che domenica sera quando mi infilo sotto le coperte, mi chiedo perchè diavolo mi sia ficcato in questa situazione.
Lasciamo il parcheggio al Cainallo sotto una coperta di nubi bucata e il cui lembo non riesce nemmeno a coprire la Valsassina: sembra che le previsioni siano state più pessimiste della realtà. Non so se gioire o disperarmi per l’unica scappatoia che inizia a scivolarmi dalle mani. Eppure mi incammino verso il patibolo con la strana sensazione che nemmeno Luca sia effettivamente convinto di lanciarsi nel tentativo. Arriviamo così alla base del Cavallo in perfetto orario rispetto l’appuntamento col nebbione lievitato da Mandello mentre scendevamo dalla val Cassina: il grigio della parete si mimetizza con quello del cielo che, a sua volta, tracima sul prato come quando lottavo con tempere e forme da riempire troppo piccole per la punta del pennello vomitando sul foglio un incomprensibile tavolozza di colori. La nebbia staziona e noi con essa; un giorno o l’altro tutto quest’umido mi presenterà il suo conto ma al momento non ho il coraggio di mostrare la mia coda di paglia confidando nella stabilità della massa amorfa. Ma quella non collabora iniziando, dopo pochi minuti, ad alzarsi; mi sento come quando al mare la vecchia vicina grassona si leva maglietta e pantaloni per mostrare il cascante flaccidume delle sue chiappe! Poi Luca alimenta ulteriormente il senso di malessere offrendomi la salita della seconda lunghezza, nonché la prima su roccia: lo squadro domandandomi se si ricordi di essere lui il Ragno e quindi rifiuto l’invito perchè oggi proprio non mi va di duettare con l’ossuta che sta iniziando a falciare il prato! Piuttosto, giusto per non farmi completamente scarrozzare, inizio a salire il breve zoccolo erboso così da avere la possibilità di affermare di aver fatto da primo almeno una lunghezza. [continua]
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