mercoledì 17 agosto
Sono ancora succube delle previsioni ma d’altra parte questo è anche il motivo per il quale mi trovo ancora vicino a casa. La mezza salita di ieri mi ha però rinvigorito: questa volta sento proprio il bisogno di una cainata e quindi perchè non puntare le attenzioni su una linea ideale per un vero sostenitore dell’aquila? Strisciare su per un camino, magari umido e un po’ muschioso, incastrarsi con ogni parte del corpo sverginando una specie di gigantesca vagina non è forse un sogno? No, non intendo chiudere il conto mezzo aperto con la Cassin alla Costanza ma piuttosto andare a mettere le mani su un’altra linea che, se un tempo mi procurava parecchia inquietudine, dopo la salita alla via Anna ha iniziato a ronzarmi in testa con sempre maggiore insistenza. Ovvio poi che per ficcarsi là dentro ci voglia un altro folle caiano e così mi ritrovo con il Jag sopra i Resinelli a selezionare il materiale utile per il nostro progetto. Poi, quando siamo sotto la parete, l’idillio si incrina: lo spettro del terrore torna velatamente a farsi avanti. La spaccatura Dones se ne sta lì irridente, disponibile ma contemporaneamente arroccata e difesa in tutta la sua orripilante e contemporaneamente magnifica struttura. Riusciremo a superarla, a entrare nelle viscere della montagna, a passare tra le sue cosce sode? Oppure verremo sputati indietro mentre la parete serrerà le gambe in una morsa inviolabile? L’unica soluzione è metterci dentro naso, braccia, gambe! Così mi carico il materiale e parto. Al cespuglio alla base del tetro camino la situazione inizia a farsi complicata: prima di decidermi a tirare il primo chiodo che incontro passano un paio di ere geologiche poi alla fine tiro fuori le palle e inizio la mia penetrazione. Mentre mi incastro con schiena e spalle sul lato sinistro, la parete sembra assecondare la mia foga almeno finchè mi viene proposta la seconda protezione: un cordino sbiancato e irrigidito del ’15-’18 a sua volta sostenuto da un chiodo appena tornato dalla crociera. [continua]