Valle dell’Orco: cima del Carro; valle Po: monte Meidassa (Torino). Valle Stura di Demonte: cima della Lausa, testa dell’Ubac, monte Enchastraye e Rocca tre Vescovi (Cuneo)
venerdì 22, sabato 23, domenica 24, lunedì 25 aprile
RELAZIONE pdf (cima del Carro)
RELAZIONE pdf (monte Meidassa)
RELAZIONE pdf (cima della Lausa e testa dell’Ubac)
RELAZIONE pdf (monte Enchastraye e Rocca tre Vescovi)
Non è facile ridurre ad una sequenza di parole una quattro giorni scialpinistica con i suo panorami e le vallate ora selvagge ora più bucoliche, il caldo e il freddo, il vento e le nuvole, le sveglie ad orari inaccettabili e gli occhi che si chiudono davanti al piatto della cena, la compagnia e la gara con Sandro, le attese e le rincorse ma proverò ugualmente a rivivere quei momenti, cucirli in un unico vestito dalle mille forme e i mille colori.
Si era puntato alla Francia ma la vecchia e acida vicina, proprio all’avvicinarsi dell’inizio della festa, alza la cresta e si mette di traverso in previsione di un rock troppo spinto; insomma, l’odiata perturbazione che aveva avuto settimane per fare visita all’arco alpino, decide proprio di farci una capatina nel bel mezzo del lungo fine settimana stravolgendo organizzazione, piani e probabilmente anche un po’ di equilibrio mentale del Lele rendendo in un attimo completamente inutile la montagna di mail che avevano intasato i server nei giorni precedenti. Ma noi, manipolo di irriducibili drogati di polvere o di un più classico caianesimo scialpinistico e con in mano la licenza di mogli e fidanzate ci mettiamo di traverso, rompiamo le uova nel paniere della vecchia bisbetica e ci spostiamo in Piemonte dove le sue urla e i suoi lamenti dovrebbero solo sfiorarci di striscio.
Così venerdì inizio la mia routine di sveglie con dinamite e paranco e, insieme a Edo e Sandro, do il via alla prima personale esperienza di quattro giorni sugli sci con destinazione valle dell’Orco. Ma l’insopportabile sembra aver fiutato il nostro furbesco raggiro cercando in tutti i modi di allungare le sue dita nodose verso la nuova meta dello sballo e promettendo una sua visita già in mattinata, unico motivo per cui non rivivo i moti del ‘48 contro la sveglia apparentemente ingiustificabile per i “soli” 1500m da fare. Fuori è ancora notte e, mentre scaldo i motori della Punto facendo rivivere esperienze rellystiche almeno a detta dei due amici, risaliamo con un viaggio infinito su per la valle dell’Orco fin dove il nastro d’asfalto lo permette. [continua]
Maggio 7, 2016 a 3:29 PM
Grande Cavallo, bel racconto! Rocca 3 vescovi e quella discesa lì sono almeno a pari merito. Di dislivello invece ne ho fatto più io…
Maggio 23, 2016 a 8:48 PM
tsè! ancora a guardare il dislivello…
e comunque, chi ti dice che nella lunga attesa non mi sia messo a correre su per la strada, giusto per accumulare altri metri? 🙂