Primo Magnaghi (o Magnaghi meridionale): Vitali Longoni; terzo Magnaghi (o Magnaghi settentrionale): Lecco (Grignetta, Lecco)
Lunedì 29 settembre
RELAZIONE pdf (Vitali Longoni)
RELAZIONE pdf (Lecco)
Avevo sperato di godere di alcuni giorni di ferie in Dolomiti e invece, mio malgrado, mi trovo a riprogrammare tutto: oggi sono solo, non ho alcuna intenzione di andare in falesia e quindi provo l’ennesima grignettata. Tento perché in realtà non sono sicuro di essere pienamente e fermamente convinto. L’idea era di tornare alla Costanza ma alla fine abbandono il progetto e mi rivolgo ai Magnaghi: l’avvicinamento più comodo è certamente un valido motivo per lasciare perdere quell’angolo selvaggio di Grigna! Risalgo quindi la Cermenati dopo aver superato un duo proveniente da Genova e quindi mi butto nelle braccia della solitudine. Il cielo è azzurro, tutto un altro ambiente rispetto la volta della Rizieri che mi trovo a risalire per raggiungere il mio obiettivo. Ho in mente un “grande” progetto di concatenamenti perchè, dopo aver superato il sentiero, ora non mi resta che scalare e la motivazione, a questo punto, riprende a marciare verso l’alto. Supero quindi la prima lunghezza della via sul Sigaro e poi mi infilo nel terrazzino che separa l’obelisco dal Magnaghi centrale dove inizia la Vitali Longoni. La porta dell’ignoto si spalanca e io mi infilo nel diedro che mi sta davanti. I primi metri sono semplici, poi la roccia inizia a farsi verticale e le facce della struttura sempre più lisce. Se ci fosse qualcuno in sosta, salirei certamente più sciolto e spavaldo mentre l’autosicura mi impone una progressione lenta e soppesata: salgo come un bradipo temendo che una scarpa possa scivolare e io seguirla immediatamente. Poi devo uscire dal diedro: mi incarto, torno indietro e trovo la soluzione giusta. Un breve e facile tratto è un toccasana per fare riposare le braccia prima dei successivi metri aggettanti ma, fortunatamente, ben ammanigliati. Ancora una volta, il miracolo della Grignetta si ripete: quando la parete si fa più verticale, ecco che compaiono tasche, maniglie e coppe a ripetizione. Salgo guardingo ma sicuro lasciando correre la corda sotto i miei piedi finchè l’istinto caiano mi porta alla sosta. Ora mi attende quello che sulla carta dovrebbe essere il tiro più impegnativo. [continua]
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