Giro della Tete de Valpelline, rifugio Nacamuli e caban du Bertol (Valpelline, Aosta e Vallese)
mercoledì 24, giovedì 25, venerdì 26 aprile
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Quando un paio di mesi fa è arrivata la mail, non ci ho badato più di tanto, mi sono iscritto punto e basta. Chi se ne frega del percorso, chissà quali saranno i dislivelli o i rifugi dove pernotteremo, mi basta sapere che, dopo l’ormai lontana Dufour, riuscirò a fare un’altro ski tour con l’agenzia Lele-Sandro. E questo mi sembra più che sufficiente per andare alla ceca verso questa nuova avventura.
Il giorno della partenza si avvicina e con esso la certezza che avremo tempo buono solo per tre giorni, poi la tregua concessa da questo meteo inclemente chiuderà i battenti per tornare a piovere; non sia mai che inizi la siccità!
Così finalmente scopro che non si va in Francia come i nomi dal gusto parigino mi avevano lasciato intendere, bensì puntiamo a una zona tra la val d’Aosta e il Vallese; e solo quando il gruppo è formato, scopro che pernotteremo prima in Valpelline per poi passare in terra Svizzera. Ma le sorprese non finiscono qui: per il primo giorno è previsto un dislivello di soli 800 metri, insomma una passeggiata! Così quando Lele ci informa che il rifugista gli ha pronosticato 4 ore di scammellata resto esterrefatto per poi lasciarmi completamente spiazzare dalla prospettiva di un’oraccia di marcia con gli sci in spalla a costeggiare un lago artificiale; perchè, se in verticale saranno solo poche centinaia di metri, lo stesso non si può dire per lo sviluppo orizzontale. Così, carico il pesante fardello assalito dai dubbi e mi accodo al sestetto di amici: i loro zaini sembrano infatti montagne se confrontati al mio da escursionista della domenica che oltretutto dovrebbe contenere, oltre alla normale dotazione, l’occorrente per due cene e altrettante colazioni! Quindì, sicuro di aver dimenticato qualcosa che poi si rivelerà indispensabile, inizio la circumnavigazione del lago. Stanchi e sfaldi residui nevosi si alternano a lunghi tratti di terra e fanghiglia e solo quando lo specchio gelato termina contro alcune baite possiamo finalmente calzare gli sci. La valle laterale si addentra sempre più nel cuore della catena lasciandoci almeno guadagnare un po’ di quota, finchè finalmente arriviamo in vista dell’agognato rifugio. Ma proprio quando sembra essere tutto ormai terminato, iniziano a farsi vivi i primi segni di cedimento: proprio sotto la verticale dell’edificio che ci ospiterà per la notte, arranco tra sfasciumi e rocce ignorando la comoda traccia che evita il tratto impegnativo salendo dolcemente alla meta. [continua]
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