Forcellino: Astra

mercoledì 10 settembre

Non sono mai stato in Verdon. Oggi però ho assaporato il gusto della legge che, come una spada di Damocle, regola le salite della famosa gola francese: l’unica via di salvezza è verso l’alto! Con Cece, mi sono così buttato lungo le doppie del Forcellino, dopo un bucolico avvicinamento alla vetta. Il nostro obiettivo, la via Astra, inizia proprio a sinistra della quinta e ultima calata e quindi risale per placche e muri verticali intervallati da alcune zone erbose.

Il primo tiro tocca a Cece, mentre a me spettano quelli pari. Provo un forte disagio a risalire le fessure della prima lunghezza e, appena raggiungo S1, non tardo a dirlo al mio compagno. La sua risposta giunge come un fulmine a ciel sereno: lapidario, Cece risponde: “Anch’io non mi sento in forma…”. Di colpo veniamo  proiettati nella realtà della parete: dobbiamo per forza salire e se non siamo in condizione… Devo partire per la lunghezza successiva: mi sento decisamente insicuro, ma riesco a superare il primo tratto duro aiutandomi abbondantemente con i rinvii. Segue un diedrino più facile che mi infonde un po’ di fiducia e quindi la sosta. Il più è fatto! i tiri seguenti (fino alla grossa cengia) sono più abbordabili.

Sarà per questa convinzione oppure, più semplicemente, perchè partire a freddo con un 6a+ e un 6a/6b non è proprio la cosa migliore, fatto sta che i tiri successivi si susseguono senza grosse difficoltà. La  nostra mentalità di progressione prevede il solito “V+/A0” e quindi non ci “sbattiamo” troppo per cercare la libera. I passi duri sono ben protetti e facilmente azzerabili aiutandosi eventualmente con un cordino come staffa e così, indenni, raggiungiamo la cengia. Il più è fatto! Per lo meno non dovremo allertare il Pronto Soccorso! Attacchiamo così le ultime tre lunghezze: la prima si rivela la più impegnativa di tutta la via. La spittatura mi costringe infatti ad un passo in libera piuttosto delicato; nuovamente mi sento in balia della forza di gravità, una sensazione che speravo di aver abbandonato alla fine del secondo tiro. La lunghezza seguente (più facile) spetta a Cece. Il decimo e ultimo tiro dovrei farlo io, ma lo cedo ben volentieri a Cece che lo supera senza grosse difficoltà nonostante i passi difficili (anche se azzerabili). E così usciamo dalla parete dopo aver salito 300m di parete aerea a picco sul lago.

Per una ripetizione portare una dozzina di rinvia, qualche friend medio (dallo 0.5 al 2 compresi) e due mezze. Noi abbiamo usato due corde da 60m, ma stando alle relazioni bastano anche quelle da 50m. La prima doppia è facilmente raggiungibile: dalla cima scendere per tracce verso sinistra per circa 20m e poi girare a destra su cengia fino alla sosta di calata (delle due presenti è quella con la catena). La via è ottimamente protetta a spit e sono presenti anche alcuni chiodi. Alcune relazioni riportano un tratto expò all’inizio della seconda lunghezza; in realtà il traverso è ben protetto da un chiodo e quindi da uno spit. Anche l’ultimo tiro è addomesticato da un cordino che penzola da uno spit, anche se comunque la prima protezione è un po’ lontana dalla sosta. A nostro parere, l’obbligato si attesta sul 6a+ (come dichiarato dalla guida del CAI e da quella di Versante Sud) e non sul 6b/6b+ come invece supposto da mountaincafè.

Riporto di seguito quanto scritto sulla guida di Versante Sud riguardo una possibile (ma difficoltosa) linea di ritirata: “dal masso staccato alla partenza di Astra si sale in diagonale a destra nel bosco per una traccia che diviene subito ripidissima, costeggiando le rocce di un canalino. Aggirata una spalla si oltrepassa una stretta cengia espostissima con albero, fino ad un ripido canale che porta ad un’altra spalla oltre la quale l’esile traccia si biforca. Traversare diagonalmente a destra in leggera discesa fra arbusti fitti fino ad una traccia più marcata che conduce nel bosco, ora meno fitto, ad un canaletto ghiaioso che scende al sentiero della Val Verde, toccandolo in corrispondenza di un grosso masso con ometto. Si risale quindi alla Bocchetta; ore 1,30, sempre che non ci si perda prima. Percorso faticosissimo, pericoloso e difficile da intuire.” [da: Arrampicate sportive e moderne fra Lecco e Como, Ed. Versante Sud 2005].

E’ inoltre possibile evitare le prime due doppie, raggiungendo a piedi la grande cengia. Questa via, può essere usata come scappatoia dalla parete prima della conclusione delle vie: “dalla bocchetta di Val Verde seguire il sentiero in discesa (n°52) per circa 150m finchè, poco oltre uno dei bolli quadrati rosso.blu, si nota nel prato a destra un piccolo macigno a punta e ancora più a destra una spalla erbosa sul filo di cresta, che si raggiunge lungo un’esile traccia che taglia in orizzonatale il pendio (ometto). Dalla spalla si scende in diagonale a destra per 30m a un’altra spalla dove inizia la corda fissa lungo la cengia. Si guadagnano così le prosecuzioni delle calate. Ore 0,20 dalla Bocchetta. Questo percorso è utilizzabile all’inverso per uscire dalla parete; prestare molta attenzione in caso di nebbia o oscurità incipiente. Questo percorso è difficilmente praticabile in inverno se c’è neve e piuttosto scivoloso nella rugiada del primo mattino.” [da: Arrampicate sportive e moderne fra Lecco e Como, Ed. Versante Sud 2005].

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Una Risposta a “Forcellino: Astra”

  1. Mi sono accorto che il link alla relazione non funziona (non so perchè). Per visualizzarla seguite le istruzioni:
    1- cliccate sul link
    2- scrivete “mountaincafè” nello spazio “cerca” (in alto a destra), lasciando l’opzione “in Altervista”
    3- cliccate invio
    4- aprite il primo sito riportato nella pagina di ricerca (mountaincafe.altervista.org)
    5- cliccate su “cerca PDF” (colonna di sinistra)
    6- scrivete “Forcellino” nella finestra “Nome Struttura; scrivete “Astra” nella finestra “Nome Via”
    7- cliccate su “submit” (in fondo)
    8- si visualizza la pagina con il nome della via scelta, l’ubicazione e la difficoltà
    9- cliccate su “scarica relazione” e il gioco è fatto!

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