Sasso Cavallo: 10 Piani di Morbidezza (anzi 5!)
sabato 16 agosto
Lasciamo il Cainallo quando le prime luci dell’alba rischiarano il cielo. L’imponente parete del Pizzo d’Eghen è ancora immersa nel regno di Morfeo: scura ed enigmatica nasconde il suo profondo camino che la incide nel mezzo. Il sentiero costeggia la vallata, la scavalca, supera il buco di Grigna e raggiunge il rifugio Bietti, poi con una decisa salita conduce alla Bocchetta di Val Cassina. Ci prepariamo: imbrago, moschettoni, rinvii, friends, caschetto, chiodi, corde, c’è tutto! Non ci resta che scendere dalla Val Cassina, addomesticata da numerose catene, e raggiungere la base del Sasso Cavallo. Fin qui, tutto procede al meglio, ma ora dobbiamo trovare l’attacco della Cassin, il nostro obiettivo.
Siamo alla base della parete più famosa delle Grigne, solcata da numerosi itinerari di grande nomea, prestigio e difficoltà. Provo un senso di rispetto e riverenza per questa muraglia che sogno da alcuni anni e un po’ ne sono intimorito. Costeggiamo la parete sud per una vaga e scivolosa traccia; le indicazioni in nostro possesso sono piuttosto vaghe: “la via inizia dove la roccia risulta stratificata e solcata da una sottile fessura; l’attacco è segnalato da un bollo rosso, sbiadito ma ancora distinguibile”. Scrutiamo la parete, ma non troviamo nulla e quindi proseguiamo perdendo continuamente quota e tempo fino all’inizio del bosco. Della via nessuna traccia, deve essere molto prima! Torniamo sui nostri passi, scivolando non poco per l’infida erba bagnata, fino a ritornare all’imbocco della Val Cassina. Dopo l’ennesimo attento esame della guida, concludiamo che l’attacco deve trovarsi in corrispondenza di alcuni massi ben visibili dal punto dove ci troviamo e subito a sinistra dei grossi tetti che sovrastano la cengia poco sopra la base della parete. Ritorniamo indietro, ma non troviamo nulla. Scoraggiati, delusi e soprattutto molto in ritardo, decidiamo di abbandonare il nostro sogno. Che facciamo? Potremmo salire qualche tiro della Oppio (di quella avevamo trovato l’attacco!)… No, ha le soste ancora tradizionali: diventa problematico scendere. Allora non rimane che una via… Quella via… Ne avevamo parlato già scendendo dalla Val Cassina: se la parete è bagnata, se non si può fare la Cassin, se…
Alle 10:30, Cece parte con il primo tiro di 10 Piani di Morbidezza. Sappiamo benissimo che molto probabilmente dovremo ritirarci dopo il V tiro quando “la distanza tra gli spit è notevole in alcuni punti, dove è richiesta una buona concentrazione su difficotà non estreme (6b)” (!); ma che importa? La prima lunghezza, a dire il vero, si presenta meno dura di quanto atteso: il 6b+ è azzerabile facilmente grazie alla chiodatura ravvicinata. Ma già sul secondo la situazione cambia: gli spit sono più distanziati e il 6a+ obbligato anche se i passi duri risultano ben protetti. Il tiro, comunque, mi richiede una buona dose di concentrazione nonchè l’uso di un friend per integrare su un traversino. Arriva la III lunghezza: Cece si dovrà scalare un bel 6c: auguri! Le difficoltà arrivano subito: c’è da raggiungere uno spit alla base di uno spigolino. Il passo è ben protetto ma rimane comunque difficile (6c). Prova una prima volta, ma ritorna sui suoi passi. Poi ritenta ancora e ancora e, alla fine, raggiunge lo spit! Ora bisogna superare lo spigolino: con due cordini a mo’ di staffa, raggiunge lo spit successivo e continua così la sua difficile. Supera quindi un faticoso diedro fessura, anche grazie ad un friend, e finalmente può gridare “sosta!”. Il tiro seguente, che spetta al sottoscritto, dovrebbe essere più addomesticabile: 6b+ seguito da un facile A1 (o 8a). Esclusa la possibilità di passare in libera sull’8a, cerco di godermi il 6b+: grazie agli spit relativamente vicini e che regalano anche qualche “aiutino” scalo senza eccessivi problemi la parte in libera e, superato un brevissimo tratto con roccia discreta, raggiungo l’A1. Lascio un sospiro di sollievo: il più è fatto! Cerco di rinviare il primo spit dell’artificiale, proprio sopra il tettino che mi sovrasta, ma non ci arrivo. Poco male, estraggo un cordino e lo uso da staffa, ma sono ancora troppo basso. Riprovo con un cordino più corto ma mi mancano ancora numerosi lunghissimi centimetri. Tento con due staffe: nulla da fare! Continuo a salire e scendere dai cordini, senza riuscire a ridurre la distanza tra me e la protezione successiva. Da un lato vorrei abbandonare, tra l’altro ho paura di ribaltarmi, ma dall’altro il mio orgoglio me lo impedisce. Poi mi viene in mente la fatica che ha fatto Cece per superare il 6c: no, devo raggiungere la sosta! Intanto il tempo passa inesorabile. Per l’ennesima volta mi alzo, spingendo sui cordini. Continuo a tenere il solito minuscolo rovescio che mi stabilizza, ma non riesco ad agganciare il rinvio allo spit. Comincio a pensare che, continuando in questo modo, potrei anche riuscire a passare in libera! Pateticamente ritento e, finalmente, tocco lo spit con il rinvio che però non vuole entrare! Torno al punto di partenza, mentre dal basso mi giunge un “no” di rammarico. Ma non importa: se l’ho raggiunto, ora posso benissimo rinviare quello stra-maledetto spit! E infatti, alzatomi per l’ultima volta, infilo il moschettone e supero il primo passo di A1!
Ora la situazione è quantomeno tragi-comica: lo spit ha un anello sufficiente solo per il rinvio, quindi, se non voglio abbandonare il moschettone, devo riuscire a raggiungere la chilometrica protezione successiva! Forte dell’esperienza appena provata, mi alzo il più possibile sulle staffe, ma non raggiungo lo spit. O meglio, riesco a toccarlo tenendo il rinvio completamente allungato verso l’alto. In questo modo però non posso imprimere forza sul moschettone in alto che quindi non riesce ad aprirsi e ad infilarsi nella piastrina. Che fare? Non mi resta che aguzzare l’ingegno! Prendo il cava-nut e lo infilo nel moschettone del rinvio attraverso il buco che ha ad una delle estremità. Il sistema sembra funzionare. Mi alzo nuovamente tenendo il cava-nut, ma il moschettone tende a muoversi e quindi non riesco a rinviare. Mi serve qualcosa per bloccare il tutto. Per esempio un elastico. L’elastico dei capelli! Per fortuna che li lego! E così preparo il mio “never by fair means” grazie al quale finalmente rinvio. Mi aspettano ancora due passi in artificiale: il primo viene superato senza prooblemi (lo spit è relativamente vicino); il secondo invece mi solleva qualche preoccupazione. Devo agguantare un cordino logoro, legato ad una clessidra: speriamo non decida di rompersi proprio ora! Lo agguanto e lo testo: sembra tenere; allora lo carico e supero il passo e quindi raggiungo la sosta. Sono stremato: ho superato una placca di 6b+ e poi l’artificiale più infido, duro e repulsivo della mia carriera! Ora tocca a Cece: aiutandosi con i cordini riesce a raggiungermi rapidamente e quindi riparte per il quinto tiro: A1 (ancora?!) e 6a. Il tratto da azzerare (7b+ in libera) è subito all’inizio: supera uno spigolo molto aereo e quindi prosegue diritto. Fortunatamente gli spit sono abbastanza vicini (eccetto il secondo che richiede un certo impegno per essere raggiunto) e, aiutandosi con alcuni cordini, Cece riesce a superare il tratto duro. Segue una bella placca ammanigliata con protezioni distanti fino alla sosta. Da qui, dovrebbero iniziare i tiri più selettivi. Poichè al secondo spit è attaccata una maglia rapida, decidiamo di provare a continuare. Salgo quindi fino al punto individuato per capire come prosegue il tiro. La via supera uno spigolino e continua in traverso verso destra: qui la difficoltà è valutata 6c e lo spit successivo che riesco a scorgere è ad almeno 7/8m dal punto dove mi trovo. Poco prima della metà, sembra esserci la possibilità di piazzare un friend, ma dopo? Se, una volta sistemata la protezione, non riesco a proseguire, cosa dovrei fare? Calarmi su un friend, abbandonando un ingente patrimonio al Sasso Cavallo? Il gioco non vale la candela. Espongo la mia opinione a Cece e concordiamo di buttare le doppie. Anche perchè abbiamo impiegato 4 ore per risolvere questi 5 complicati, enigmatici tiri!
Mentre camminiamo lungo il sentiero, comincio a pensare che avrei almeno potuto tentare: se non fossi riuscito a passare, avrei potuto scalare la contrario, ritornando allo spit, tanto più che il traverso è quasi orizzontale… Ma poi sarebbero seguiti altri 3 tiri impegnativi… Beh, alla fine, i nostri 5 Piani di Morbidezza, li abbiamo saliti!
ottobre 13, 2008 a 5:29 PM
[…] Non fatichiamo a trovare la partenza della Cassin, soprattutto grazie all’esperienza della volta precedente. Inizia Cece su un tiro friabile: siamo ancora intorpiditi e la progressione ne risente, non certo […]
giugno 11, 2009 a 10:22 PM
Quando ritornerai a riprovare DIECI PIANI il tiro più impegnativo sotto il profilo psicologico sarà la placca(piedosa) di 6a+ del 7° tiro…lì i fix piangono per la solitudine….
Trovai la via più impegnativa di CAVALLO PAZZO…che avevo salito 15 giorni prima…