Grossglockner: via normale

giovedì 10 e venerdì 11 luglio

Siamo oramai agli sgoccioli della settimana estiva dell’AG ai piedi del Grossglockner. Il tempo non ci è stato molto favorevole e questa è la nostra ultima opportunità per salire la punta dell’Austria. Ieri sono stati definiti i piani per la salita e confermati i ragazzi che faranno parte di questa micro spedizione. Sono mesi che aspiriamo a calcare il tetto di questo Paese, obiettivo che da lustro al nostro 30° anno d’attività.

I ragazzi prescelti sono 12 (Andrea, Andrea, Anna, Eleonora, Elisa, Lorenzo, Marco, Marta, Michele, Pietro, Pietro e Surja), 4 dei quali però si fermeranno al rifugio: la scelta è dovuta a ragioni di sicurezza e al diverso livello d’esperienza dei partecipanti. Con loro, saliranno alla vetta 7 accompagnatori: Achille, Anna, Barbara, Lia, Lucia, Paolo ed io.

Partiamo quindi dall’accoglientissima Lucknerhouse, il nostro “campo base”, verso le 7:30 e con passo spedito guadagnamo ben presto quota, fino ai primi nevai intorno ai 2800m. Inizia così il rituale della vestizione con imbraco e ghette. La marcia riprende spedita fino alla ferrata (intorno ai 3000m) che, lungo la cresta, conduce alla Erzherzog Johann Hutte. Non si tratta di un percorso tecnicamente difficile, ma è richiesta attenzione soprattutto per la qualità decisamente scarsa della roccia. I ragazzi salgono comunque senza grossi problemi, sino al punto dove si congiunge la traccia proveniente dal ghiacciaio. Qui decidiamo di compiere una breve sosta, per poi riprendere verso il rifugio. Non abbiamo però fatto i conti con un’indigesta mela che crea non pochi disturbi a Marco, rallentando fortemente il suo cammino. Nel primo pomeriggio siamo comunque tutti sullo spiazzo antistante il rifugio, osservando le nuvole in cielo e rimirando la meta dell’indomani.

Sono le 7 di venerdì quando una lunga colonna composta da 15 alpinisti prende il via dal rifugio. Siamo organizzati in tre cordate: io e Lucia con Anna, Lorenzo e Pietro formiamo il primo gruppo. Il secondo è costituito da Achille, Barbare e Lia con Elisa, Michele e Pietro; infine l’ultima cordata: Anna e Paolo con Marco e Surja. La marcia è lenta ma regolare mentre la traccia sulla spalla nevosa si inerpica lungo il pendio a 40°: guadagnamo velocemente quota, raggiungendo la fine del ghiacciaio corrispondente con l’inizio delle roccette e quindi delle difficoltà vere e proprie.

Sifiliamo i ramponi che vengono riposti, insieme alle picozze, negli zaini e quindi riprendiamo la marcia: qui la roccia è migliore rispetto quella calcata il giorno precedente, pulita anche dai numerosi passaggi; la via è poi disseminata da pali che permettono una veloce assicurazione delle cordate. La nostra strategia prevede che il sottoscritto posizioni le protezioni (cordini e friends) che poi vengono recuperate da Anna, la coda della terza cordata. Il nostro ritmo è abbastanza spedito, anche se spesso interrotto dagli alpinisti in discesa, tantè che ben presto non vediamo le altre due cordate. Ci fermiamo quindi diverse volte per ricompattarci e poter proseguire insieme la salita.

Raggiungiamo così l’anticima verso le 9/9:30: una breve discesa con corda fissa, un’intaglio ricoperto di neve e una facile paretina (II grado) ci separano dalle rocce sommitali. Sono determinato e, anche se abbiamo impiegato più tempo rispetto quello preventivato, siamo comunque in tempo per raggiungere la croce di vetta: la mia cordata si è mossa molto bene e con discreta tranquillità. Tra gli altri accompagnatori, però, serpeggia l’idea di tornare indietro; mi consulto allora con la Luci e quindi li convinco a proseguire: la vetta è a portata di mano e il tempo stabile, sarebbe un vero peccato rinunciare proprio ora!

Scendo velocemente lungo la fissa: le rocce sono parzialmente sporche di neve e quindi posiziono un paio di cordini. La mia cordata, mantenuta in sicurezza dal mezzo barcaiolo, può così scendere mentre io mi avvento sulla paretina di II grado che conduce alla vetta. Quando raggiungo la croce indicante il punto più elevato dell’Austria, vedo gli altri miei amici impegnati sull’anticima: mi slego e riscendo la paretina così da portare il mio aiuto alle altre due cordate. Come il giorno prima al rifugio, così anche oggi sono stato il primo ma anche l’ultimo a raggiungere la meta!

Sono particolarmente felice ed appagato, perchè anche se la via al Grossglockner non è tra le più difficili, io la sto calcando in compagnia dei ragazzi e degli accompagnatori con cui ho condiviso piacevoli e divertenti giornate in montagna: la gioia di questi amici ripaga delle fatiche patite e vedere germogliare tanti “piccoli alpinisti” riempe il mio cuore.

La sosta in vetta è breve: ci attende una lunga e non banale discesa verso il rifugio, e da qui all’albergo. Ben presto la mia cordata raggiunge il ghiacciaio e, superato il tratto più ripido, la trascino letteralmente verso valle scivolando sulla neve. Purtroppo la mia scivolata volontaria coglie impreparati i miei compagni e, mentre io scendo tranquillamente, Anna e Lucia sono vittime di traiettorie e ribaltamenti meno piacevoli. Il risultato è la perdita della picca di Lucia; mi sento in colpa e quindi ritorno sui miei passi, ritrovando così l’attrezzo proprio in corrispondenza del punto in cui era iniziata la scivolata.

Al rifugio ci accolgono preoccupati ma felici per il nostro successo gli altri quattro componenti, con i quali raggiungiamo festosi la Lucknerhouse.  

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Una Risposta a “Grossglockner: via normale”

  1. BELLISSIMA =)

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