Cascate dell’Acquafraggia
domenica 2 dicembre
Oggi siamo andati ad arrampicare poco sopra Chiavenna, subito a destra delle Cascate dell’Acquafraggia. Raggiunto l’abitato di Piuro (proprio sotto le cascate), si svolta a sinistra subito dopo la moderna chiesa per parcheggiare poco più avanti. Si prende la stradina asfaltata a sinistra del parcheggio e, superate alcune case, si raggiunge il sentiero che sale a destra delle pareti. Per la via “Brasile” si prosegue fino a una rete paramassi dove parte una traccia verso sinistra in falso piano che, superata l’omonima cascatella, arriva all’attacco della via.
Per la via “per un pugno di spit”, si abbandona immediatamente il sentiero verso sinistra e si costeggia la parete in direzione delle cascate dell’Acquafraggia. Si raggiunge quindi il sentiero che sale costeggiando le cascate (e dal quale si scende dopo aver completato le vie). Lo si segue per pochi metri e quindi lo si abbandona su un’evidente traccia che sale alla base della parete. Una volta raggiunta la bastionata (in prossimità di un muro giallo leggermente strapiombante) si prosegue pochi metri verso destra fino all’attacco.
Entrambe le vie sono ottimamente attrezzate a fix e con catene alle soste che permettono la calata in doppia con due corde da 50m (consiglio comunque la discesa per il comodo sentiero). Alla base, si trova il nome della via; sono necessari una dozzina di rinvii.
Sinceramente ero un po’ titubante all’idea di andare ad arrampicare in questo posto, ma mi son dovuto ricredere per la roccia a dir poco stupefacente, le due vie molto belle (con due tiri sopra le righe) e l’ambiente circostante.
“Per un pugno di spit” ha come obbligato il 6a (sul terzo tiro): si tratta di una stupenda lunghezza su un muro tecnico veramente entusiasmante. Il mio unico rimpianto è quello di averlo arrampicato da secondo! L2, invece, è data 6b e presenta una partenza cattiva su strapiombino. Si tratta di un passo da blocco su ottime prese, ma un po’ lontane. Il tiro prosegue con un ristabilimento non banale e un muro verticale tecnico su piccole prese. Poi le difficoltà si abbattono decisamente. L’ho salito da primo, ghisandomi sul tratto strapiombante dove, dopo un’estenuante lotta, sono passato aiutandomi con un fix. Il muro successivo, invece, mi ha dato meno problemi essendo più tecnico e regalando alle mie braccia un po’ di sollievo. Il primo tiro (5c) non presenta alcuna difficoltà particolare; abbiamo proseguito per una quarta lunghezza (3c/4a) per raggiungere la sommità della parete. Da qui si sale qualche metro per le facili placche e si traversa decisamente verso sinistra fino a raggiungere il sentiero di discesa.
Merita sicuramente di essere salita la via “Brasile”: 6a, 6a+, 6b/6b+, 5c e 4a (6a+ obbligato). Ho arrampicato sempre da capocordata eccetto lungo L4. Il primo tiro è caratterizzato da una placca con fiz un po’ distanti, ma il passo chiave, che rimonta una spigolino, è ben protetto. Non l’ho trovato tanto facile: le sezioni in placca mi sono sembrate un po’ sporche, forse era presente un po’ di polvere sulla roccia che rendeva precaria l’aderenza; poi il passo duro sono riuscito a salirlo solo con l’aiuto dello spit. L2 è a dir poco incantevole, stupefacente: insomma assolutamente da salire. A mio parere non presenta passaggi difficili come il tiro precedente, ma il grado più alto si potrebbe giustificare con le caratteristiche di continuità e omogeneità della lunghezza. L’obbligato è effettivamente tale, ma un eventuale caduta non avrebbe conseguenze importanti. Si arrampica su un porfido molto generoso per appigli e su un’ottima frattura in diagonale come appoggio. Poi si rimonta un saltino e quindi, sempre su ottime prese) si raggiunge la sosta. L3 è invece più infido: la partenza è ben protetta (facilmente azzerabile), mentre il passo chiave necessita l’utilizzo di un cordino come staffa. Ci si trova infatti in una sezione verticale per i piedi, che però non fanno aderenza sulla roccia, mentre per le mani si usano delle infide tacchette. Dopo alcuni tentativi, ho desistito e sfruttando la fettuccia ho raggiunto una buona tacca, superando così il chiave. Con le successive lunghezze, si raggiunge la sommità della struttura dalla quale si scende come per l’altra via.
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